Ha dedicato una carriera al racconto empatico e pieno di umanità di gente comune in luoghi di quella provincia che ha sempre abitato come uomo e come autore. In sala per tre giorni il toccante omaggio Carlo Mazzacurati – una certa idea di cinema.“Ognuno ha dentro di sé un mondo, un paesaggio”. Pochi autori del cinema italiano hanno dimostrato in ogni film questo assunto quanto , scomparso prematuramente a inizio 2014, poco prima dell’uscita del suo ultimo film, , con Isabella Ragonese e Valerio Mastandrea, uscito postumo nella primavera di quell’anno. La frase qui riportata porta con sé una saggezza densa di umanità, così come molte delle riflessioni contenute nel documentario , che esce ora in sala per Fandango distribuzione il 3, 4 e 5 marzo, dopo la presentazione a Venezia.Diretto da Mario Canale e Enzo Monteleone, prodotto da Domenico Procacci e Angelo Barbagallo, raccoglie interviste di repertorio al regista e ai suoi attori dell’epoca, insieme a nuove testimonianze raccolte per l’occasione. Ne viene fuori un viaggio classico ma sentito, che esamina in ordine cronologico i suoi film e il suo percorso, partendo dal suo Veneto, sempre rimasto luogo e paesaggio dell’anima. Quella provincia che ha saputo raccontare come pochi, entrando nella quotidianità di gente comune, rappresentativa di un mondo così caratteristico del nostro paese.Il primo riconoscimento, a Venezia, arrivò per quello che forse rimane il suo miglior film, Il toro, Leone d’argento alla regia e Coppa Volpi per il protagonista, Roberto Citran. È insieme a lui, sodale della prima ora, che il documentario rievoca e apre riflessioni nostalgiche, insieme anche a Marco Paolini, Marco Messeri, Giuseppe Battiston, Fabrizio Bentivoglio, Silvio Orlando, e Nanni Moretti, produttore (insieme a Barbagallo) del primo film professionale di Mazzacurati, Notte italiana, con cui battezzò la Sacher film, chiamandolo poi per cammei spassosi in alcuni suoi film, il più memorabile quello nei panni del critico cinematografico di Caro Diario.Si susseguono le storie sempre umane e raccontate senza snobismi e nessuna preclusione, andando a incontrare territori e persone, ricordando lagune e profumi, campagne e piccoli microcosmi. Vesna va veloce, La lingua del santo, i ritratti di tre grandi intellettuali del suo nord est, Mario Rigoni Stern, Andrea Zanzotto e Luigi Meneghello. E poi ancora, L’estate di Davide, A cavallo della tigre, con una Paola Cortellesi molto giovane, La giusta distanza, esordio di Valentina Lodovini, L’amore ritrovato, La passione. Tutti titoli, tutte storie e suggestioni che scorrono davanti ai nostri occhi vedendo questo documentario, che riesce a trasmetterci pennellate della poesia con cui furono ideati e realizzati. Ci fa venire voglia di vederli tutti, uno per uno. È il suo principale merito, e non è certo poco.
Fonte: Coming Soon