Una cerimonia non memorabile
La serata al Dolby Theatre è stata caratterizzata da un’atmosfera poco entusiasmante, in un’annata segnata da difficoltà. Le candidature promettevano bene, ma poche star hanno davvero brillato per carisma. Ecco i nostri top e flop personali.
Mickey Madison, la cenerentola che vince
Mickey Madison, protagonista della commedia della serata, ha incantato tutti con la sua freschezza nel ruolo di una spogliarellista illusa da un oligarca russo. La sua interpretazione della favola di Cenerentola in versione sex worker, senza il classico lieto fine, ha conquistato il pubblico. Il regista Sean Baker ha saputo evitare i cliché, regalando a Madison un meritato trionfo alla notte degli Oscar.
Demi Moore, la cenerentola che perde
Il lieto fine sarebbe stato perfetto per Demi Moore, che nel body horror di Coralie Farget interpreta una Cenerentola matura, un “mostro” umanissimo in lotta contro una società dominata da vecchi maschi di potere. La sua delusione era palpabile quando ha visto la giovane collega vincere il premio che sperava di ottenere come risarcimento. Tra tutte le attrici, avremmo preferito la brasiliana Fernanda Torres, ma ci accontentiamo dell’Oscar al film non in lingua inglese per “Io sono qui” di Walter Salles.
La bella fragilità di Adrien Brody
Nonostante la performance generale di “The Brutalist” sia stata accolta con tiepidezza, il secondo premio da protagonista ad Adrien Brody è stato un trionfo. Dopo aver vinto per “The Pianist”, Brody ha dimostrato ancora una volta il suo talento. Sul palco ha parlato della fragilità della carriera di un attore, delle cadute dopo i premi e delle occasioni perse. Ha saputo riscattarsi e ha condiviso la sua storia con il pubblico, prendendosi tutto il tempo necessario.
Lo sconosciuto (sconfitto) Chalamet
Agli Oscar 2025, “A Complete Unknown” di James Mangold non ha ottenuto alcun premio nonostante le otto candidature. Timothée Chalamet, che ha lavorato per cinque anni per incarnare il giovane Bob Dylan, meritava un riconoscimento. Se si premia il ricambio generazionale con Mickey Madison, sarebbe stato coerente riconoscere anche la prova di Chalamet. Alla Berlinale, il giovane attore aveva dichiarato di voler evitare di pontificare sui massimi sistemi, ma la sua performance è stata comunque notevole.
Fonte: La Repubblica