Amore, bugie e calcetto

Un film di Luca Lucini
Genere: Commedia - Italia (2008) Durata: 92min.
Produzione: Cattleya. 
Distribuzione: Warner Bros. Pictures Italia
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Il calcio delle persone comuni
Il calcio per raccontare la vita e le vicende di un gruppo di amici, il campo come ora di libertà e svago dalla monotonia e dalle difficoltà della vita.
Ma non è il pallone plurimilionario della serie A ad essere al centro del film di Lucini, bensì quello dei campi di calcetto sparsi nelle periferie delle grandi città; quelli, per intenderci, dove chiunque può sentirsi Maradona – o Pelè, dipende dalle scuole di pensiero – dopo una giocata riuscita.
La squadra è composta da sette elementi, ognuno con le proprie caratteristiche, che non a caso sono le stesse che mostrano nella vita di tutti i giorni; il goleador, il mediano alla Oriali, il fantasista, lo “spaccacaviglie”, il Venezia, il metodista puntiglioso e il Mina. Sul campo, e negli spogliatoi, portano non solo la voglia di vincere, ma anche tutti i problemi, le paure, le ansie che la vita ha loro riservato: chi fa di tutto pur di continuare a segnare, ricorrendo anche a sostanze non del tutto lecite, chi vede la propria vita matrimoniale spegnersi sotto i colpi della routine quotidiana, chi scopre da un giorno all’altro che diventerà papà, chi ha tradito un amico e non trova il coraggio per confessarlo.
Non saranno solo loro i protagonisti, perché le donne avranno una parte rilevante nella storia, forse più di quanto possa sembrare a prima vista. Le vicende dei componenti della squadra procedono lungo un proprio binario, ma in varie occasioni si incontrano, si sfiorano e a volte si scontrano generando un tourbillon di avvenimenti e situazioni che tutti cercheranno, ognuno a suo modo, di risolvere.

Una metafora che ha fatto centro
Amore, bugie e calcetto è una ventata fresca di ironia, divertente, spassosa; ma a tratti diventa una brezza fredda, reale, aspra e, in alcuni frangenti, malinconica. Una commedia amara. Perché è vero che il tutto è tenuto insieme da una sceneggiatura (molto bravo Bonifacci a intrecciare le storie in modo naturale) che si rifà senza alcun dubbio alla commedia, ma è altrettanto vero che la scrittura e la regia del film sciolgono spesso la comicità in un bicchiere di amaro realismo: Lucini, insomma, si presenta con un’opera davvero ben girata, allontanandosi dal generazionale Tre metri sopra il cielo.
Così il racconto esce dal campo di calcetto per trasferirsi nella ben più difficile partita della vita di tutti i giorni, in cui i problemi non sono sbagliare un gol, lisciare una palla, subire un tunnel, ma tradire un’amicizia, decidere se tenere o meno un bambino, cercare di salvare un matrimonio.
È in questo contesto che si inseriscono tutti gli altri soggetti della storia: mogli, compagne e figli dei membri della squadra. Grazie ai suoi personaggi (bravissimi tutti gli attori; da un sempre più credibile Bisio/attore, a una tanto ironica quanto amara Angela Finocchiaro, fino alla coppia sul punto di scoppiare ben interpretata da Filippo Nigri e Claudia Pandolfi), Lucini riesce a proporre sullo schermo le generazioni dai 25 ai 55 anni della nostra Italia, lasciando allo spettatore la sensazione di ritrovare nei personaggi della storia persone conosciute (il proprio compagno, un’amica, un collega), se non addirittura di rivedere sé stessi.
A tessere le fila della storia è il narratore ufficioso del campionato, che regala la cronaca delle partite – e delle vite – nello stile poetico dei grandi cronisti del giornalismo che fu, il Mina (Giuseppe Battiston), il saggio del gruppo sempre pronto a offrire consigli semplici e sinceri ai suoi amici.

Buone idee ben messe in pratica
Senza dubbio una commedia divertente e mai banale. Regala battute in quantità ma non manca di far riflettere, in alcuni frangenti. Regia e sceneggiatura, davvero ben concepite, sono supportate da un cast eterogeneo e all’altezza della situazione. Forse il finale un po’ scontato – pur lasciando aperti i "se" e i "ma" del caso – rappresenta l’unico neo; ma si sa, in tempi di inflazione alle stelle come questi qualche saldo non può certo far male, anzi!
INTERVISTA AL REGISTA, ALLO SCENEGGIATORE E AL CAST

In questi ultimi anni sei uno degli attori più richiesti

Bisio: Effettivamente è un buon momento per la mia carriera di attore.

Vorrei capire come mai in questo film i fuori ruolo sono gli uomini, sembra che le donne abbiano perfettamente chiaro il loro ruolo, gli uomini no.

Bonifacci: Intanto abbiamo cercato di fare una commedia che facesse ridere ma che fosse soprattutto vera, realistica. A noi sembrava che oggi a essere fuori ruolo fossero gli uomini: cinquantenni con il futuro tra le dita e ventenni spaventati da quello che li attende, mentre in tutta la storia dell’umanità è sempre stato il contrario.
Lucini: Io volevo aggiungere che anche le donne non è che sono proprio a loro agio nel proprio ruolo. La donna interpretata da Claudia fa fatica a far funzionare la propria vita, quella interpretata da Angela, in qualche modo, è alla ricerca di un ruolo.
Nigro: Lele, il mio personaggio, è sicuramente fuori ruolo, ha la colpa di essere distratto, subisce l’inerzia di coppia. Però poi si riscatterà, proponendosi in un altro modo, un modo molto coraggioso. Lui ha una reazione alla situazione molto forte, perché ama molto la moglie e i figli.
Pandolfi: Il mio personaggio, per usare una metafora calcistica, non è solo fuori ruolo, proprio non è stata convocata. Nel senso che lei si è preparata per un lavoro ben preciso e poi improvvisamente si ritrova a casa, costretta a mettere da parte tutte le sue ambizioni.
Finocchiaro: Il mio personaggio è fuori ruolo perché dopo aver superato i quaranta, spesso, la donna non viene più riconosciuta e diventa come invisibile. Diana è molto isolata, come se invecchiare fosse una malattia per la società contemporanea.

Questa è una commedia che presenta la vita moderna dalla parte dell’uomo, cosa ne pensate?

Bonifacci: Ma alla fine sono le donne che decidono.
Lucini: Pur avendo un titolo che può far pensare a una visione maschile in realtà è tutt’altro. In realtà sono le donne che tengono in mano il gioco.
Bisio: Il mio personaggio non è proprio una bella persona, mente a tutti e tradisce spesso. Anch’io sono d’accordo che sia un film solo apparentemente maschile.

Vi siete sentiti ispirati dai prodotti televisivi della scena statunitense?

Lucini: Io non li conosco molto, e quando inizi a scrivere e girare un film ti fai ispirare da tante cose e da nessuna, comunque non in particolare dai telefilm americani. Quello che ho voluto fare io è stato di guardare la realtà con uno sguardo popolare e molto italiano, la stima e la possibilità di affezionarsi alle persone normali.

E’ più difficile scriverla o girarla una storia corale come questa?

Lucini: Scriverla. Girarla è stato faticoso ma il cast mi ha aiutato tantissimo, erano tutti perfetti per il film.
Bonifacci: La scrittura è stata indubbiamente complessa perché si portano avanti molte storie. L’obiettivo era quello di raccontare la vita quotidiana in modo un po’ epico, fare vedere come anche nella vita più normale ci siano sfide e confronti che hanno qualcosa di eroico. L’avventura è nella vita di tutti i giorni, nella sua quotidianità. Per rendere questo aspetto avventuroso della quotidianità abbiamo scritto per ogni personaggio un piccolo film, per poi unirli nella macrostoria della squadra.

Per ogni storia hai utilizzato uno stile di regia diverso per caratterizzare i personaggi

Lucini: Ho cercato di caratterizzare ogni personaggio attraverso un modo di ripresa personale, che seguisse anche lo sviluppo della storia. A secondo degli stati d’animo dei personaggi c’era un uso della macchina da presa diverso.

Scrivendo le varie storie aveva già in mente i possibili interpreti?

Lucini: Alcuni dei personaggi li avevamo già in mente in fase di scrittura, altri li abbiamo scelti dopo, in fase di casting e provini. È stato fatto un bellissimo lavoro sul cast.

Claudia, è un po’ che non ti vedevamo sul grande schermo, come mai?

Pandolfi: Mi sono capitate delle altre opportunità, ho lavorato in progetti televisivi, ho avuto un figlio. Io faccio l’attrice e di volta in volta partecipo a progetti di diverso tipo, televisione o cinema per me non fa molta differenza, guardo alla qualità del prodotto.

Angela, sei tornata alla commedia dopo alcuni ruoli drammatici, avevi voglia?

Finocchiaro: A me piace moltissimo l’umorismo, la possibilità di partecipare a questa commedia mi ha fatto moltissimo piacere. Non posso però negare che la scoperta di un lato drammatico mi ha dato anche qualcosa in più. Il personaggio che interpreto, però, anche nella commedia lo prendo molto seriamente.
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