Il ritorno sul grande schermo del Re dei Mostri: Godzilla, un'antica creatura risvegliatasi per scontrarsi con uomini e mostri.
Un reboot sul Kaiju più famoso di tutti i tempi, ovvero il lucertolone radioattivo Godzilla. Basterebbe questo per accendere l'entusiasmo di molti amanti del genere, ma le sorprese non finiscono qui. Sul grande schermo, infatti, non vedremo solo un mostro, ma anche tante altre creature giganti impegnate in entusiasmanti lotte, in cui l’essere umano non può che rimanerne inerme. E a proposito di umani, il co-protagonista del mostruoso anfibio è Aaron Taylor-Johnson, che per molti rimarrà per sempre il ragazzino di Kick-Ass, assistito da altre star del calibro di Bryan Cranston e Ken Watanabe. Ciò che molti, me compreso, si aspettavano da questo film era vedere il buon Walter White, alias Bryan Cranston, competere contro il gigantesco mostro… e qui la prima delusione. Lo spazio riservato all'attore di Breaking Bad è molto esiguo e, proprio come accade nella serie televisiva di AMC, nessuno vuole dargli ascolto: per fare una battuta, è come se il suo co-protagonista in Breaking Bad, Pinkman (disubbidiente anche davanti all'evidenza), fosse interpretato dal resto dell’umanità.
Ma battute a parte, Godzilla presenta una moltitudine di punti di forza e punti deboli. La storia che fa da sfondo al combattimento tra le mostruose creature è la solita scontata fiaba dell’uomo, pronto a salvare la famiglia e il mondo intero.
In questo Aaron Taylor è indubbiamente perfetto, e il ruolo gli calza a pennello. Eccellente come al solito la performance di Bryan Cranston che, nonostante la sua breve comparsa sullo schermo, si conferma un buon attore. Un po' deludente, infine, la parte di Ken Watanabe che per tutto il film è imbalsamato nella stessa espressione facciale.
Punti di forza indiscussa sono invece gli effetti speciali ed il sonoro (e che sonoro!). Il ruggito di Godzilla è inimitabile e fantastico, e i tuoni ad ogni spostamento rendono l’intero film decisamente più verosimile. Ma se di verosimiglianza vogliamo parlare, nel film ce n'è davvero molto poca. Tra le intenzioni della produzione, vi era quella di portare sul grande schermo un reboot che fosse fedele all’originale, con una vena molto più verosimile. E su questo punto proprio non ci siamo. La prima parte del film - in cui si intrecciano i test nucleari degli anni ’50 a leggende giapponesi, in cui si racconta della misteriosa creatura Gojira - indubbiamente funziona, ma da lì a poco, quel poco contenuto verosimile di cui sopra viene meno.
E qui la domanda: se l'intenzione della produzione fosse quella di realizzare un film con protagonista un anfibio gigante che combatte contro una falena radioattiva, perché tentare la strada della verosimiglianza? Giocatevi la carta dell' "estremismo", come accaduto in Pacific Rim. Il finale, di cui ovviamente non vi parlerò, risulta tuttavia scontato e deludente.
Chi scrive ha apprezzato il remake del 1998, con Matthew Broderick e Jean Reno, anche se aveva molto poco in comune con il film originale. Qui, invece, chi vuole gustarsi un film con una trama “vecchio stampo”, più fedele alla pellicola del 1954, troverà pane per i suoi denti. Per ciò che riguarda il sottoscritto, sono uscito dalla sala piuttosto deluso, forse perché le aspettative erano troppo alte, o forse perché mi aspettavo qualcosa di diverso.
Resta comunque una pellicola consigliata per gli amanti del genere. Gli effetti speciali sono ottimi e il film scorre bene, ma se siete tra quelli come me che, nonostante la critica negativa e gli insulti ricevuti, avevano apprezzato il Godzilla del ’98, ne rimarrete profondamente delusi.