Elise e Didier sono due persone completamente diverse: amante dei tatuaggi lei, innamorato del mito dell’America lui. A unirli è, però, un grande amore, ricco di complicità e passione. Questo loro sentimento cresce grazie all’amore di entrambi per il purissimo bluegrass, che sarà anche una costante per tutto il film. La storia d’amore dei due protagonisti procede splendidamente, nonostante l’inaspettata notizia dell’arrivo della figlia Maybelle. A cambiare il tutto è, però, un destino crudele che colpisce proprio la piccola bambina, la quale si ammala di tumore.
Alabama Monroe – Una storia d’amore (The Broken Circle Breakdown) è una pellicola belga, pluripremiata in Europa con un Cesar, un Satellite Award e un European Film Award; possiamo definirlo come la principale avversaria de La grande bellezza agli Oscar. Si tratta anche del quarto lungometraggio del regista Felix Van Groeningen, già lodato al Festival di Cannes nel 2009 per The Misfortunes. La sceneggiatura deriva dalla fortunata pièce teatrale di Johan Heldenberg, protagonista maschile della pellicola, e Mieke Doebbels.
Amore, vita, morte, musica, famiglia, perdita, principi, religione, simbolismo. Il film unisce una grande varietà di temi in modo coerente.
Uno degli elementi principali che colpisce lo spettatore è il tempo, che è particolarmente interessante: oltre a didascalie, è fortemente scandito da riferimenti storici (come la notizia della caduta delle Torri Gemelle, piuttosto che la celebrazione di un capodanno recante la scritta illuminata “2003”). Ad essere evocato è anche il mito dell’America, patria di sogni, agognata dall’uomo e spesso ripresa anche da cappelli e espressioni da cowboy. Un sogno tradito da attentati terroristici e da leggi contro la ricerca sulle cellule staminali. Sarà proprio quest’ultimo fatto, legato alle cure della figlia, a far cambiare l’opinione del protagonista per quanto riguarda il suo “sogno americano”.
Ciò che più conta è, però, il racconto realizzato tramite un montaggio eclittico. Sono i numerosi flashback che permettono di ricostruire una narrazione parallela. Abile è stato il direttore della fotografia, Ruben Impens, ad evocare le vicende del passato, quelle felici e spensierate, con un paesaggio romantico e accogliente; il tempo attuale, invece, è reso più realistico e quasi documentaristico.
Se nella prima parte del film il tema principale è incentrato soprattutto sulla gravidanza e, parallelamente, sulle gravi condizioni di salute della figlia, è la seconda parte che mostra i caratteri e le debolezze dei due personaggi protagonisti. È sempre da questo momento che si capisce la loro vera natura: non è solo la visibile differenza fisica tra i due, è la loro risposta alla sofferenza e al dolore ad essere inconciliabile. Razionale lui, emotiva e simbolico/religiosa lei. Uno scontro forte che trova una conclusione nella scena finale, espressione di perdono, di rinascita e di amore. Il tutto incorniciato da un leitmotiv della musica bluegrass, cantata dagli stessi protagonisti durante i loro concerti. Più che drammatica, si tratta di una musica che trasmette allegria, nonostante le situazioni critiche della famiglia.
Ammirevoli per le capacità canore, ma soprattutto per la recitazione sono personaggi principali: il marito e padre Didier è Heldenbergh, autore anche della sceneggiatura; Veerle Baetens è la, forte ma allo stesso tempo fragile moglie e madre Elise, perfetta per il ruolo; infine Nell Cattrysse è una giovanissima attrice che interpreta magnificamente la piccola malata Maybelle. Commovente e affatto timoroso di andare fino in fondo, di raggiungere il cuore. Le emozioni e i sentimenti sono resi in tutta la loro verità, con tutte le conseguenze che possono portare. Assolutamente da vedere.