Adam ed Eve sono una coppia di vampiri che vive tranquilla e indisturbata ai giorni nostri, dopo aver attraversato più di un secolo cercando di sopravvivere nella classica maniera a cui ci hanno abituati i racconti classici di genere. Il primo, musicista malinconico che vive a Detroit, chiederà alla moglie Eve, residente invece a Tangeri, di raggiungerlo per passare del tempo assieme. I due trascorreranno le nottate ad ascoltare musica e discorrere del passato citando vecchi artisti e scrittori, fino all'arrivo della sorella Ava, che porterà scompiglio all'interno delle loro vite.
Jim Jarmusch, forse il più amato e talentuoso regista indipendente americano degli ultimi trent'anni, torna al cinema dopo quattro anni di assenza dalle sale (otto, dai cinema italiani), con un film che non stona di una virgola con il suo ormai inconfondibile stile e ne include tutti gli aspetti più rappresentativi: minimalismo, ironia e personaggi iconici.
Il susseguirsi delle vicende è, come da tradizione, disteso e rilassato, gli ambienti ripetuti, le situazioni accennate. Eppure ogni fotogramma del film racconta qualcosa di intimo e conduce lo spettatore in una quiete gioiosa inducendolo, sguardo dopo sguardo, nota dopo nota, in uno stato di trance fin dalla splendida apertura, che, sotto le note di "Funnel of love" di Wanda Jackson, racchiude ed amalgama l'infinito, la musica e lo stato mentale dei personaggi del racconto.
Sebbene si possa pensare ad una trovata troppo consapevolmente furba da parte dell'autore americano, la scelta del cast risulta azzeccatissima, a tratti memorabile. Tom Hiddlestone può finalmente spogliarsi dei panni del villain Loki ed offrire allo spettatore una performance volta ad un qualcosa di molto più alto, impersonando uno dei pochi vampiri moderni che senza dubbio verranno ricordati nel tempo. Tilda Swinton, incredibilmente brava, continua ad azzeccare ruoli e pellicole e Mia Wasikowska aggiunge, grazie soprattutto alla sua splendida presenza scenica, una marcia in più al tutto.
L'immagine è sempre curata nel dettaglio, la patina è quella dell'indie moderno all'ennesima potenza, i movimenti di macchina risultano composti e calibrati e le scelte sonore dosate a dovere.
Tutto funziona se non una certa insistenza, in sceneggiatura, nell'uso reiterato della citazione, qualche volta divertente ma spesso forzata, che impedisce all'opera di ottenere la valutazione massima, almeno dal nostro punto di vista. Tuttavia Solo gli amanti sopravvivono è un film splendido e decadente come i suoi protagonisti, che colpirà senza dubbio maggiormente chi ha la sensibilità adatta per accoglierlo ed accettarlo.