“Puoi uscire con la mia ragazza per farla tornare da me?”
Alexis (Kate Hudson) è la ragazza dei sogni di Dustin (Jason Biggs), ma è convinta di poter uscire con i ragazzi senza dover necessariamente provare dei sentimenti. Dustin è follemente innamorato di lei e per farla cadere nelle sue braccia coinvolge il suo migliore amico Tank (Dane Cook), uno che trae guadagni facili dal “salvataggio” di questi rapporti. Ma quando metterà in atto la sua strategia con Alexis, il playboy incallito si troverà diviso fra l’amicizia con Dustin e dei sentimenti che non pensava di poter provare…
Una commedia “scorretta”
Come riuscire a dimenticare la cenerentola di periferia dai capelli rossi, interpretata dalla bella Molly Ringwald, che riesce a conquistare il suo principe azzurro indossando al ballo del liceo un vestitino tutto rosa confezionato con le sue stesse mani? Per chi non avesse vissuto quei tempi o per chi più semplicemente non l’avesse visto, stiamo parlando del film Bella in rosa uscito nel lontano 1986, che al pari di altre pellicole generazionali – ad esempio Ritorno al futuro di Robert Zemeckis (uscito l’anno prima) – ha rappresentato i sogni e le speranze di molti ragazzi cresciuti senza la massiccia presenza dei telefonini, di internet, dei reality e di quant’altro ci invade oggi nell’era digitale. Forse solo allora si potevano raccontare storie basate sulla spontaneità e l’autenticità dei sentimenti, perché era sufficiente soffermarsi sui comportamenti di un ragazzo e una ragazza al loro primo appuntamento, o lasciarsi trasportare dalle note melanconiche di un disco in vinile suonato nella penombra di una camera. Ma è meglio non dilungarsi o si corre il rischio di apparire nostalgici, soprattutto perché il regista di quel cult degli anni Ottanta, Howard Deutch, dopo molte esperienze che l’hanno portato a percorrere strade diverse (FBI Protezione Testimoni 2, Le riserve), è tornato a proporci una cenerentola dei tempi nostri, meno soave e più intraprendente della dolce Andie, dirigendo una commedia che si concentra sulle difficoltà dei rapporti di coppia.
La ragazza del mio migliore amico è quella che può infatti definirsi come una commedia romantica ma “scorretta”, diversa cioè dalla produzione standardizzata del genere. Innanzitutto perché evita intelligentemente esagerazioni e volgarità gratuite, basandosi al contrario su un impianto dialogico raffinato, capace di riprendere la realtà quotidiana con occhio lucido e ironico. In secondo luogo perché i due protagonisti non hanno nessuna delle caratteristiche tipiche dei personaggi che popolano le tradizionali commedie romantiche: Tank è uno scapolo convinto, che manipola le donne a suo piacimento e Alexis sarebbe la donna ideale per un uomo incline al matrimonio ma è stanca delle relazioni monogame. Entrambi rifiutano in sostanza di impegnarsi seriamente e non hanno la minima intenzione di innamorarsi, ma nonostante i loro sforzi per evitare di essere coinvolti non potranno fare a meno di provare dei sentimenti. A completare la liason c’è poi Dustin (il Jason Biggs di American Pie), amico/rivale di Tank, che è morbosamente innamorato di Alexis al punto da diventare appiccicoso e quasi ossessivo. Il film segue all’inizio la sua storia, quando egli, seduto a cena con la bella Alexis, discute di un loro possibile futuro insieme, spaventando però la bella avvocatessa, la quale decide dunque di allentare il loro rapporto. Ed ecco che entra in scena Tank, specializzato nel far tornare di corsa le ragazze tra le braccia dei loro ex grazie ai suoi metodi “crudeli”, il quale però senza accorgersene rimane imbrigliato pure lui nella rete amorosa sin dal primo incontro avuto con Alexis, in cui rimane abbagliato dalla raggiante luce solare che la avvolge. Ma nessuno dei tre, in fondo, capisce qual è la strada giusta da prendere nei sentimenti; nemmeno il professor Turner, il padre di Tank, un accademico liberale che lavora in un college femminile, ma che in segreto è un grande maschilista e donnaiolo. A interpretarlo è uno straordinario Alec Baldwin, che con la sua carismatica presenza impreziosisce di certo la pellicola oltre a regalarci delle perle di “saggezza” maschile. La dose di cinismo dei dialoghi potrebbe farci pensare alla celebre serie televisiva, portata poi sul grande schermo, Sex and the City; solo che qui si cerca di superare la maliziosa pruderie femminile e le conversazioni da salotto, puntando invece i riflettori su altri elementi, come ad esempio il lato romantico represso di Tank, che è a conti fatti il vero motore narrativo della storia: alla fine forse è proprio lui il ragazzo romantico e per bene, che riesce ancora a commuoversi guardando la scena del bacio fra Demi Moore e Patrick Swayze in Ghost.
Dunque il film riesce nel difficile compito di coniugare tematiche attuali con sentimenti tradizionali, amalgamati in una favola agrodolce ben interpretata e ben diretta, che non deluderà le aspettative del pubblico.