Tradire per caso
Anna, impiegata in un ufficio milanese, incontra per caso Domenico, padre di famiglia con moglie e figli a carico. I due diventano ben presto amanti e, tra incontri clandestini, litigate al cellulare e bugie ai rispettivi coniugi e compagni, tentano di tenere in piedi la loro storia, che si fa sempre più coinvolgente. Infine Anna, stanca dei reiterati sotterfugi, decide che vuole molto di più, ma questo significa mettere in gioco il precario equilibrio che si è creato con Domenico…
L’amore ai tempi della crisi
Quanto sareste disposti a rischiare per amore? Quanto e cosa sareste disposti a sacrificare? Mogli, compagni, lavoro, figli, sogni… mandereste davvero tutto all’aria in nome di Cupido?
Cosa voglio di più, ultima opera di Silvio Soldini (Le acrobate, Agata e la tempesta) prosegue sul terreno di Giorni e nuvole indagando i sentimenti, gli slanci, le passioni della “gente comune”.
Quello tra Anna (sì, quella della canzone di Battisti) e Domenico è un amore nato per caso. Lei è una giovane donna impiegata in un ufficio di Milano che, facendo vita da pendolare, sta costruendo il proprio “nido” con il compagno Alessio (Giuseppe Battiston, qui stralunato coniuge aggiusta-tutto). Lui, Domenico (Pier Francesco Favino) si barcamena come tuttofare sotto padrona, arrancando ogni mese tra mutuo e debiti e cercando di mettere da parte qualcosa per pagare alla figlia le lezioni di danza.
Anna (Alba Rohrwacher) e Domenico non sono né due viveur, né due “bauscia”, ma due persone semplici (e complesse allo stesso tempo) che, a un certo punto della loro vita, quando tutto ormai sembrava scritto e definitivo, si incontrano, si piacciono e si innamorano. La loro è una storia che li vedrà profondamente coinvolti e permetterà a entrambi di scoprire passioni e sentimenti che credevano di aver sopito nella routine quotidiana.
Soldini sceglie, di proposito, di ambientare la vicenda tra centro e periferia, in un continuo spostarsi tra casermoni senza respiro e il centro del capoluogo lombardo.
Su tutto questo due modi di vivere, affrontare e condurre una storia clandestina, con tutte le conseguenze (morali, economiche, con tanto di codazzo di giudizi di amici e parenti) che questo comporta.
Anna e Domenico sono figure in cui ciascuno può trovare qualcosa di sé, dall’inquieta insoddisfazione di Anna (che sembrava una donna “realizzata” con un compagno che la adora, con una casa e un lavoro, ma questo basta a fare la felicità?) al senso di responsabilità famigliare di Domenico, per non parlare del contorno di amici e parenti, il coniuge che non vuole vedere, ma sceglie di concedere del tempo per riflettere bene alla propria partner, la moglie gelosa, il cognato saggio, la zia zitellona e arguta, la sorellina neo mamma e nevrotica, ecc…
È un campionario di varia umanità quello tratteggiato con mano esperta (e delicata) da Silvio Soldini, un universo in cui tutti hanno motivazioni, aspettative, sogni, e dove il regista sospende qualsiasi giudizio per lasciare a noi, gli spettatori il compito di pensare, riflettere, arrovellarci, arrabbiarci e commuoverci.
Amanti fedifraghi o innamorati tristemente sfortunati? La risposta, come in tutte le grandi storie che vanno la pena di essere raccontate, non è così semplice.
Che cosa voglio di più non ci dà delle risposte, ma non manca di sollevare interrogativi e questo, in un cinema nostrano che troppo spesso indulge alla superficialità di pensieri e azioni, è un bene prezioso. Il film apre una porta su ciò che potremmo avere e che, a volte, ci lasciamo sfuggire per paura, noia o abitudine. Ci riguarda tutti.