Mi dite perché stavate appesi a quel c***o di muro e ce ne andiamo a casa
Notte di Natale. Sorpresi a scalare un muro vestititi da Babbo Natale, Aldo, Giovanni e Giacomo vengono portati in questura per essere interrogati dalla bonaria “commissaria” Irene Bestetti. Tra i quattro nascerà un’inaspettata complicità natalizia e i tre presunti lestofanti racconteranno le proprie vite. Aldo fa il mantenuto e ha una passione per le scommesse; Giovanni è un veterinario dalla vita sentimentale incoerente; Giacomo è un medico vedovo che respinge le avance della collega. I tre formano un imbattibile team nel gioco delle bocce.
Tel chi el cinepanetùn
Sono passati ormai tredici anni da quando la Medusa s’inventò il cinepanettone “di qualità” e senza turpiloquio, chiamando i tre brillanti comici televisivi per scalzare il predominio natalizio di Cecchi Gori e della sua scuderia (Boldi e De Sica). I risultati diedero inizialmente ragione alla casa di produzione berlusconiana, ma non si può comunque dimenticare questa genesi, meramente commerciale con una logica da Pepsi Cola, di Aldo, Giovanni e Giacomo al cinema.
Va dato atto al regista Paolo Genovese di avere accuratamente evitato un film che fosse semplicemente una sequela di battute e di gag, di aver confezionato un’opera con una trama compiuta, che si snoda in un continuo alternarsi tra presente, nel commissariato, e flashback delle storie dei tre protagonisti. Sembra palpabile, e fin troppo esibito, il desiderio di voler fare del vero cinema. Ma c’era proprio bisogno di citare Quarto potere e Il grande Lebowski ? E non basta di certo accumulare ingredienti di gran qualità, le canzoni di Mina, un cast che mescola grandi attori teatrali, come il ronconiano Massimo Popolizio, lo shakespeariano Claudio Morganti, vecchie glorie come Cochi Ponzoni, con icone televisive come Mara Maionchi, per ottenere un risultato di pregio. Del resto il fatto stesso di usare i veri nomi e cognomi dei tre comici per i loro personaggi, denota comunque l’esibizione di un marchio di fabbrica e la volontà di non spingersi troppo oltre nella convenzione cinematografica.
Il limite dell’operazione è proprio questo, smussare la graffiante e surreale comicità di Aldo, Giovanni e Giacomo, evidentemente più efficace in contesti teatrali o televisivi, comunque nei tempi limitati di uno sketch, in nome di una storia scialba e facilmente prevedibile, di una comicità fiacca. Su tutto predomina la logica seriale da cinepanettone, anche se con i tre comici l’appuntamento non è mai diventato fisso e si sono concessi parecchie pause di riflessione. Ma è comunque facile cadere lo stesso nel manierismo. Persino la caricatura dei ticinesi è infinitamente più debole rispetto a quella, spassosissima, che il trio faceva con la “Tv Svizzera”.
Non mancano momenti graziosi qua e là, come le bambole di carta con le fattezze di poliziotti che campeggiano dietro la scrivania del commissario Angela Finocchiaro, o i nostri eroi travestiti da Babbo Natale che si confondono con i pupazzi di Babbi Natale che si arrampicano, ormai diffusissimi sui muri di tante città. Aspetti che rientrano in un’ironia visiva di fondo, in una cura del dettaglio, e in una lettura del paesaggio contemporaneo, con le mode del momento. In questo senso è davvero ben sfruttata la location di Milano, colta in certi suoi aspetti molto trendy, come il tram ristorante, o il buffet in una sala del Museo di Storia Naturale. Aspetti che contrastano con altri invece più vintage, come il gioco delle bocce, un’occasione d’intrattenimento semplice che sembra relegata alle vecchie cooperative, ai circoli “come una volta” frequentati da pensionati.
La banda dei Babbi Natale è sicuramente migliore del precedente Il cosmo sul comò, ma comunque figlio di una logica produttiva che sta accusando i colpi. E già, immancabili, sono annunciati i tagli del film che faranno bella mostra fra gli extra del futuro dvd.