«I think Barrow might have one great story left in her»
Adam Carlson è un inviato della NBC Nightly News di New York nella sperduta Barrow, una fredda cittadina dell'Alaska. I reportage che monta sono pezzi dall'improbabile interesse, ma un giorno, grazie alla promessa fatta al suo piccolo amico Inupiat, si trova davanti la possibilità per una svolta nella carriera: tre balene rimaste intrappolate nei ghiacci e in pericolo di vita diventano il soggetto del reportage che in breve tempo darà vita a un caso mediatico. Iniziano ad arrivare altri giornalisti, e la vicenda diventa il focus di un'opinione pubblica stanca di sentir parlare solo di politica e Guerra Fredda...
«They're so much like us»
Qualcosa di straordinario, titolo originale Big Miracle, è la nuova pellicola di Ken Kwapis, il regista del fortunato La verità è che non gli piaci abbastanza. Tratto da una storia vera, il film presenta una realtà, quella americana degli anni Ottanta, intrigata e soggiogata dalla potenza comunicativa della tv via cavo e satellitare.
In un clima di tensione internazionale, alla storia delle tre balene è affidato il delicato compito di distogliere l'attenzione dell'opinione pubblica, dirottandola verso tematiche più rassicuranti poiché diverse rispetto alla realtà umana, e manipolandola così a favore di campagne politiche sempre più subdole e serrate. Così, questa storia si sviluppa sull'ossatura di quella originale, per riprendere e veicolare un'idea di ecologia immutata nel tempo, attuale come non mai nonostante il trascorrere di oltre vent'anni, e al tempo stesso privata della sua forza potenzialmente dirompente. Una chiave di lettura, quella ecologista, che si perde un po' lungo il cammino, utilizzata più come “fatto”, che come reale motore della vicenda.
La narrazione parte dando ampio sfogo a un circo mediatico che ridicolizza il quarto potere, e il potere in un senso più ampio del termine, non sfruttando comunque appieno questo interessante punto di vista. Quando tutti gli apparecchi televisivi si sintonizzano sulle balene, il mondo si interconnette in uno stream of counsciousness in grado di promuovere un solo ideale, quello della sopravvivenza della famiglia e della specie, in un rispecchiamento scontato che trasforma i cetacei della pellicola nella famiglia americana media, in una lotta continua e disperata capace di sciogliere il gelo più famoso della storia moderna, quello metaforico della Guerra Fredda.
Se c'è un elemento su cui avrebbe dovuto forse puntare di più il regista, è l'intrinseca comicità, pacata e sempre politicamente corretta, che caratterizza le scene di vita comune dall'altro lato del televisore, chicche divertenti che mostrano la naturalezza e la quotidianità di un mondo sin troppo ingenuo.
Il lungo lavoro dietro la ricostruzione dei cetacei aiuta nella resa visiva di sicuro effetto, i luoghi ricreati al computer si confondono con la realtà, e gli animali animatronici diventano la punta di diamante della produzione. La sceneggiatura, semplice e scorrevole, aiuta la fruizione di un pubblico più giovane.
Un classico film per famiglie che non calca la mano sui potenziali elementi di forza, intravisti e solo sfiorati, senza mai centrare in pieno il bersaglio. Big miracle, quindi? No, semplicemente il racconto romanzato di un fatto realmente accaduto, che per un attimo ha lasciato scorgere il buono senza però spezzare o quantomeno additare con piglio sicuro i meccanismi delle lordure del mondo.