Quello strano cavaliere che ritorna ancora in un'altra forma
Il celeberrimo hidalgo della Mancha rinasce a nuova vita ripercorrendo episodi canonici e apocrifi. Gli orizzonti visivi e sonori si intrecciano fino a confondersi in incroci spazio-temporali dove cavalieri erranti del passato e del presente incontrano poeti, maghi, fanciulle, imperatori.
Mimmo Paladino, che firma questo lavoro, è nato nel 1948 a Paduli, presso Benevento. Pittore, scultore, creatore di scenografie; le sue opere arricchiscono le principali collezioni pubbliche e private in Italia e all'estero.
Tra videoarte e cinema
Quijote è il primo lungometraggio di Mimmo Paladino ed è stato presentato in anteprima Nazionale alla 63ma Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella Sezione Orizzonti.
Per meglio capire questa opera, è giusto partire dalle parole dello stesso Paladino: “Ho sempre pensato che un film non si sostituisca alla pittura, non vi si sovrapponga, è semplicemente un’altra cosa. Nello stesso tempo però se guardi nell’obiettivo, nel rettangolo della macchina da presa puoi immaginare che quello sia lo spazio della tela. Probabilmente è stato proprio il confronto con la figura di Cervantes, e con i tratti sincronicamente confusi che l’hidalgo riunisce in sé, utopia, sogno, fantasia, sentimento, nobiltà, fierezza, coraggio, a mostrarmelo come possibile soggetto del mio primo film. Così nasce il Quijote”.
Un percorso visivo, articolato fra arte, cinema e letteratura che Paladino ha riservato all’eterna attualità del personaggio di Don Chisciotte: un significativo archetipo della cultura occidentale. Una ricerca, quella dell'artista italiano, iniziata con una mostra che ha allestito a Napoli, nel dicembre dello scorso anno, presso il Museo di Capodimonte, nella ricorrenza dei quattrocento anni dalla pubblicazione del romanzo di Cervantes.
Maestro riconosciuto dell’arte contemporanea, Paladino offre una lettura assolutamente inedita e personalissima della figura dello strambo e malinconico hidalgo. Curiose e originali le location delle riprese, con l’antica e remota terra del Sannio a farla da padrona. Le musiche originali sono di Lucio Dalla – da poco scomparso – e che qui interpreta, talvolta non proprio con grande disinvoltura, Sancho Panza.
Immagini d'arte, citazioni illustri tratte ovviamente dal poema di Cervantes, ma non solo (si va da Joyce a Kafka), Paladino ci propone una storia che in fondo tale non è, dalla cadenza sincopata, con una chiara e apprezzabile lettura artistica e multidisciplinare, grazie a luci, voci, scenografie, del capolavoro di Cervantes.
Forse vi sarete accorti che sinora non è stato utilizzato il termine “film”. Ciò non è casuale, poiché l'opera in questione non può considerarsi come un vero prodotto cinematografico. Essa è difatti in più occasioni più vicina alla videoarte, che al Cinema vero e proprio. Inoltre, la poca recitazione presente nella storia è molto teatrale, statica e senza interazione tra i personaggi.
Tuttavia, malgrado rimanga qualche perplessità sull'operazione anche sotto il profilo della trasposizione, e non versione, filmica del romanzo a cui si ispira, non ci sentiamo di sconsigliarne la visione, anzi. Non sarà certo facile trovarla in giro, visto che verrà proiettata in poche sale indipendenti, però se si ha voglia di passare poco più di un'oretta, gustandosi un lavoro artistico a suo modo colto e originale, Quijote è quanto mai adatto. Certo che, se non si conosce bene il romanzo e si è privi di un certo gusto per l'arte e il teatro contemporanei, sarà difficile apprezzare il lavoro di Paladino.