SpazioSerial: True Blood

Voto: 4/5 - 
Titolo Originale: True Blood
Un film di vari. Sceneggiatura: Alan Ball (creatore)
Genere: Horror - Stati Uniti (2008-2012) Durata: 60min.
Produzione: Your Face Goes Here Entertainment, Home Box Office (HBO). 
La serie televisiva americana dai denti aguzzi è finalmente arrivata alla quinta stagione. Stiamo parlando di True Blood, il serial della HBO creato e prodotto da Alan Ball, tratto dalla fortunata saga Il Ciclo di Sookie Stackhouse di Charlaine Harris.
Ball, già produttore e autore di Six Feet Under, dopo aver firmato un’esclusiva di due anni con la HBO per scrivere nuovi programmi originali, si è imbattuto nei libri della Harris. L'autrice aveva già ricevuto e rifiutato varie proposte, ma si è persuasa ad accettare la visione di Ball, con il quale si è subito trovata sulla stessa lunghezza d’onda, decretando il nuovo grande successo della HBO.
La serie parte da un presupposto quantomeno curioso: i vampiri sono usciti allo scoperto da due anni, ossia da quando è arrivato il True blood, il sangue sintetico che ha permesso loro di mostrarsi all’umanità e iniziare quindi una lotta per avere uguali diritti. La nuova era di pacifica convivenza delle due specie è alle porte, e True Blood ci racconta il suo sanguinario svolgimento.
È in questo clima che Sookie Stackhouse (Anna Paquin), una cameriera in grado leggere nella mente, si imbatte in Bill Compton, il primo vampiro ad arrivare a Bon Temps, l’unico essere del quale non riesce a percepire i pensieri, e dal quale viene subito favorevolmente colpita. Fra i due nasce una storia d’amore, il fil rouge che legherà tutte le serie successive, e costituirà il cuore di una narrazione che pian piano intreccerà le storie di tutti i personaggi di questo dramma.
Lo stile utilizzato è quello di un racconto dell’orrore dalle tinte vagamente gotiche ambientato nel sud degli USA, la Louisiana. Un cast per lo più non americano interpreta egregiamente le sfaccettature di una comunità chiusa, che è costretta ad aprirsi a una realtà altra e sovrannaturale.

Blood, Sookie, Sex, Magic
I temi trattati sono cari al network, la serie è infatti traboccante di sesso come Sex and the City, e morte, come Six Feet Under. Dalle altre vampire stories, divenute di gran moda sin da quando Buffy ha sdoganato il genere trascinandolo nella serialità televisiva mainstream, si distanzia per crudezza, ferocia, sensualità e una differente ambientazione, riuscendo finalmente a far vivere i vampiri lontano dall’onnipresente high school americana. Non si capisce perché i vampiri, nonostante vivano in eterno, siano costretti a frequentare le superiori, come se fosse una dannazione perpetua, incastrati in una coazione a ripetere.
Tra i punti di forza della serie vi è indubbiamente una decisa sfrontatezza, l’ostentazione di corpi nudi senza gli orpelli cari al pudore cinematografico. La concezione bene/male viene rivista e corretta aggiustando il tiro di tanto in tanto, o meglio di stagione in stagione, portando man mano tutti i personaggi in una spirale di perdizione nella quale a confondersi e perdersi non sono solamente le definizioni stesse di bene e male, ma la loro umanità.
Si può inoltre considerare la sigla d’apertura, sviluppata sulle note di Bad Things di Jace Everett, come un concentrato dei temi toccati: le immagini sono un riassunto dei concetti di bene, male, morte, vita, rinascita, peccato e redenzione. Creata dalla Digital Kitchen, incarna perfettamente il collegamento fra sesso, violenza e religione, che la serie declina di volta in volta nelle sue varianti.
La musica dello show è un elemento fortemente narrativo, autoreferenziale. Il titolo originale di ogni episodio si rifà al titolo della canzone utilizzata come sigla di chiusura, che solitamente si riferisce a un avvenimento dell’episodio stesso. Nella versione italiana questo espediente perde tutta la sua carica.
L’ambientazione è un altro tratto peculiare della serie, e influisce prepotentemente sulla ridefinizione del mondo di True Blood. Bon Temps è di fatto un non luogo, un posto fittizio, inventato, una cittadina dispersa nella boscaglia della Louisiana, senza una topografia ben riconoscibile, dove le distanze vengono azzerate e i tempi dilungati a piacimento, e la stessa insistente boscaglia diventa il rifugio di esseri fantastici. Questa non-costruzione del luogo del racconto condiziona la visione contribuendo alla creazione di una realtà altra, al punto che, quando si fa riferimento alla contemporaneità, sembra quasi di trovarsi davanti a un mondo parallelo, ugualmente distante e prossimo a noi.
Il tema dell’integrazione infine è stato spesso preso di mira dalla stampa americana, in quanto fortemente simbolico e allegorico. Il parallelo è con la comunità GLBT (Gay, Lesbiche, Bisessuali e Transgender), della quale la serie si farebbe portavoce acquisendone anche alcuni termini o modi di dire. Basta la sola dichiarazione di un Alan Ball rilassato e disincantato a chiarire le idee: «Se volete prenderlo sul serio, beh, allora lo show può essere considerato omofobico perché i vampiri sono pericolosi: uccidono, sono amorali». Insomma, non si può prendere sul serio un parallelo del genere se non con le dovute cautele. Questa teoria dell’allegoria, seppur interessante, va comunque a infrangersi contro il muro costruito nella nuova stagione, dove l’obiettivo dell'integrazione viene relegato a mero gioco politico, diventando facciata, e la trama si trasforma dando vita a una nuova visione religiosa sulla falsariga della Santa Inquisizione.



ATTENZIONE: IL SEGUENTE PARAGRAFO CONTIENE SPOILER SULLA QUINTA STAGIONE!

Qualche goccia dalla quinta stagione
Dopo aver risolto i misteriosi assassinii delle donne di Bon Temps, aver sconfitto una Menade, essersi liberati di una potente strega tornata anche dopo la morte a infestare città e anime, e aver conosciuto tutti gli esseri sovrannaturali possibili, ecco iniziare una nuova serie.
Al cast internazionale questa volta si aggiunge persino un nome italiano, Valentina Cervi, che entra nella serie nel ruolo di Salome Agrippa dando un’ottima prova attoriale anche in inglese, e fondendosi perfettamente col resto del cast.
Avevamo lasciato Sookie in casa, con Tara (Rutina Wesley) morente tra le braccia, dopo essersi messa sulla traiettoria del proiettile sparato da Debbie (Brit Morgan), il lupo mannaro. Tara viene salvata e portata a nuova vita nel modo a lei meno congeniale: diventa infatti la progenie di Pam (Kristin Bauer van Strater), che, dopo averla trasformata in vampiro, la prende sotto la sua protezione impedendole il suicidio.
Lafayette (Nelsan Ellis) è alle prese con i suoi nuovi poteri, e dopo la scomparsa di Jesus (Kevin Alejandro) si ritrova diverso, praticamente contaminato, con una percezione magica potenziata.
Jason (Ryan Kwanten) persegue un nuovo obiettivo, scoprire e distruggere il vero colpevole della morte dei genitori.
Terry (Todd Lowe) combatte ancora i suoi demoni personali, che si dimostrano essere non solo problemi psicologici dovuti alla sindrome da stress post traumatico, ma demoni veri e propri, frutto della maledizione di una donna incontrata in Iraq e morta per sua colpa.
Alcide (Joe Manganiello) è impegnato a nascondere la morte di Debbie, e a salvare il suo branco dal nuovo capo, un lupo mannaro drogato di V che vuole convincere tutti a bere sangue di vampiro.
Sam (Sam Trammell), incastrato nelle beghe famigliari di Luna, si ritrova vittima di una sparatoria, alla quale seguirà la disperata ricerca di una banda di esseri umani dediti allo sport di scovare e uccidere tutti i non-umani di Bon Temps.
E infine i nostri due supereroi, belli, tenebrosi, dannati, costretti a portare denti aguzzi e pelle biancastra, caratterizzati da quella particolare ossessione per il sangue: Eric (Alexander Skarsgård) e Bill (Stephen Moyer). Li avevamo lasciati con i cuori (e le fauci) infranti dopo il doppio rifiuto di Sookie. Li ritroviamo impegnati nella fuga dalla Autorità, che li catturano e costringono ad agire sotto il loro controllo, inizialmente torturati per la ricerca di dissidenti contrari all’ideale di integrazione, in un secondo momento, dopo la liberazione di Russel Edgington, costretti ad aderire alla nuova gerarchia. Dal filo narrativo legato a loro dipende l’indirizzo della nuova stagione, la nuova lettura religiosa che vuole Lilith, un antichissimo demone donna, come il vero e unico Dio; una divinità che non vuole la pacifica convivenza di umani e vampiri, e predica invece come i primi siano stati creati per nutrire i secondi. Bill sembra aderire completamente, mentre Eric resiste ancora alla nuova direzione dell’Autorità. Che sia tutta una tattica per la sopravvivenza?
La nuova lettura pseudo-religiosa ricorda la confusione celeste di Supernatural, riuscendo quindi a creare una religione alternativa strutturata in base alle esigenze narrative. Distorce la storia e crea nuovi possibili panorami futuri.
L’unica cosa che possiamo augurare a True Blood, per il momento, è che il desiderio espresso da Alan Ball durante il Comic-Con del 2011 si avveri: «Spero si arrivi al punto in cui diverrà un problema, per noi sceneggiatori, spiegare perché i vampiri sembra stiano invecchiando».
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  • Numero commenti: 1

  • Livello: 4
    N° Post:
    Mi piace 0 Non mi piace 0
    ''E infine i nostri due supereroi, belli, tenebrosi''
    Questa è la prova tangibile dello stravolgimento del vampiro a macchietta atta a soddisfare il pubblico femminile in generale.

    L'unica cosa che posso augurare a True Blood, è di fallire.
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