«Solo nelle favole gli orsi mangiano i topi»
Célestine è un topolino costretto ad andare ogni notte in cerca di denti di orsi, mentre Ernest è un orso che si guadagna da vivere facendo l’artista di strada. Dopo una notte di lavoro Célestine resta imprigionata in un bidone della spazzatura, e così incontra Ernest, che non riuscendo a guadagnarsi da vivere col canto cerca disperatamente qualcosa da addentare. Quella che inizierà con un semplice scambio di favori si trasformerà in un’amicizia travagliata che viola le regole dei mondi dei due protagonisti, sovvertendone l’equilibrio...
«Voler vivere con un orso è una strana idea»
Quella di Ernest & Célestine è una fiaba senza età, un film animato raccontato tramite acquarelli e tenerezza. La storia, creata ex novo, è stata originariamente tratta dai libri di un’artista francese, Gabrielle Vincent, resi poi materia cinematografica grazie alla sceneggiatura dello scrittore Daniel Pennac, e alla regia di Benjamin Renner, alla sua prima felice prova cinematografica, sostenuto dai due co-registi Vincent Pater e Stéphane Aubier. Sceneggiatore e regista hanno iniziato a lavorare sul film cercando di creare qualcosa di diverso rispetto ai volumi della Vincent, composti infatti da piccole storie che non avevano sufficiente autonomia per creare l’ossatura della trama; Pennac e i registi hanno quindi ricreato le stesse atmosfere dei racconti rimanendo fedeli allo stile dell’artista, e allo spirito dei suoi personaggi.
La trama, semplice ed efficace, parte dal racconto di due mondi coesistenti e in antitesi, quello dei topolini nel sottosuolo e quello degli orsi sulla terra, gli uni convinti della cattiveria degli altri. Una coesistenza impossibile, insomma. Il rispecchiamento dei due mondi e delle vite dei due personaggi è palese, lei è costretta a diventare dentista quando invece vorrebbe dipingere, lui non vuole diventare un giudice, ma vorrebbe fare il poeta. I due personaggi si completano, e unendo le forze danno vita allo scompiglio nei rispettivi mondi, decidendo alla fine di scappare e di iniziare una convivenza pacifica.
Una storia di amicizia che, con i suoi stratificati livelli di lettura, promuove la tolleranza e il superamento dei pregiudizi. Claudio Bisio, indovinato doppiatore di Ernest nella versione italiana, ha confermato in conferenza stampa: «Questo aspetto multietnico e multiculturale parafrasa esattamente quello che viviamo oggi».
La cura dell’immagine, affidata a un regista esordiente, è delicata e misurata. In Ernest & Célestine viene lasciato ampio spazio al disegno, cui viene data rilevanza fondamentale. I disegni sono eterei e in alcuni casi sembrano appena accennati, le ambientazioni sono poco definite, e i personaggi spiccano sullo sfondo come se fossero loro stessi a determinare l’esistenza del mondo che li circonda. «Avevo già previsto di fare pochi dettagli, di puntare all’essenziale, secondo la logica della “bozza animata” che ci avrebbe poi permesso di lavorare per il gusto del disegno, senza tornarci sopra troppe volte. Abbiamo eseguito questo approccio di tratti aperti, schizzi sottolineati da linee forti che non tentavano di ricreare scrupolosamente il volume» dichiara il regista. L’acquerello inoltre dona una leggerezza particolare alla pellicola, che sembra vivere di una tenerezza propria, presente tanto nella sceneggiatura quanto nella resa estetica.
I due protagonisti, convivendo, maturano, e cambiano anche le loro proporzioni. La topolina, che nelle prime scene è tanto piccola da poter essere mangiata, cresce anche fisicamente nel racconto, quasi a sottolineare, con questo espediente, la modifica della percezione dei due mondi che pian piano vanno a confondersi sovrapponendosi.
L’accompagnamento musicale, infine, è impeccabile e ricorda quello delle Silly Simphonies della Disney.
La natura fiabesca della storia e i due romantici protagonisti non limitano comunque la pellicola, la rendono invece particolarmente forte e toccante, rendendola unica nel suo genere e adatta a un pubblico eterogeneo, anche se particolarmente indicata per i più piccoli.