Incontro fatale
Nel 1944 Allen Ginsberg, Jack Kerouac e William Borroughs sono ancora tre imberbi giovincelli che si incontrano in una New York puritana con l’orecchio sulla radio per seguire gli aggiornamenti della guerra in Europa, dove ormai sono coinvolti anche gli Stati Uniti. A unirli e metterli insieme è stato Lucien Carr, “dandy” senza arte né parte. I ragazzi hanno fame di vita, e le regole della Columbia University vanno loro strette: fra bravate, chiacchiere su un nuovo movimento letterario e drammi privati, si cementa un’amicizia che rivoluzionerà la letteratura americana.
«Per poter rinascere si deve prima morire.»
Al suo esordio su grande schermo, il regista John Krokidas assembla un cast di tutto rispetto per dar vita a un ritratto di quelli che saranno i padri della Beat Generation. I protagonisti di Giovani ribelli muovono i loro primi passi in una Manhattan dall’aria apparentemente morigerata e casta, ma che in realtà nasconde ben più di quel che mostra.
Il film è incentrato sulla figura di Allen Ginsberg (Daniel Radcliffe), studentello alle prime armi alla Columbia University, che però reca già in sé i semi della genialità che esploderà di lì a poco. L’incontro con Lucien Carr (Dane DeHaan), dandy dal volto d’angelo, apre a Ginsberg un mondo completamente nuovo popolato da personaggi come l’impulsivo Jack Kerouac (Jack Huston), il sagace e tossicodipendente William Borroughs, (Ben Foster) e il tormentato David Kammerer (Michael C. Hall).
Senza indulgere in un’eccessiva fedeltà alla biografia di ciascuno, l’opera di Krokidas getta uno sguardo su un gruppo di entusiasti ragazzi che leggono Walt Whitman, citano Arthur Rimbaud e mordono il freno davanti alle imposizioni di una società patriarcale.
Il titolo originale, Kill Your Darlings, si richiama al nucleo centrale della vicenda, realmente accaduta, dell’omicidio di David Kammerer per mano dello sventurato Lucien Carr. Il lungometraggio infatti è un lungo flashback che riepiloga il concatenarsi di avvenimenti, lo stabilirsi delle varie relazioni personali che hanno portato al tragico esito finale.
Data la materia prima, ovvero alcune delle personalità più “ribelli” e di maggior spicco della letteratura americana del secolo scorso, colte nella loro ascesa iniziale, ci saremmo aspettati qualche slancio in più dal punto di vista registico e narrativo. Non fanno testo, infatti, le scene più osé che paiono inserite solo per “scandalizzare” un po’, e anche il dramma dell’omicidio, atto che di per sé segna la fine definitiva di un momento di passaggio nelle vite dei futuri scrittori, viene frettolosamente archiviato.
In mezzo ci sono le bravate giovanili, la scoperta del sesso, le prime velleità artistiche. Daniel Radcliffe forse riesce nell’intento di farsi dimenticare come Harry Potter, ma la strada verso una più matura consacrazione è ancora lontana.
Giovani ribelli ha il merito di fare luce su un periodo delle storie dei protagonisti che spesso viene lasciato in ombra, ma purtroppo difficilmente rimarrà scolpito a lungo nella memoria.