Snowpiercer

Voto: 3/5 - 
Titolo Originale: Snowpiercer
Un film di Bong Joon-ho. Sceneggiatura: Bong Joon-ho, Kelly Masterson
Genere: Fantascienza - Corea del sud, Stati Uniti, Francia (2013) Durata: 126min.
Produzione: SnowPiercer, Moho Films, Opus Pictures, Stillking Films, CJ Entertainment. 
Distribuzione: Koch Media
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2031. Dopo il fallimento di un esperimento per contrastare il riscaldamento globale, una vera e propria Era Glaciale stermina tutti gli abitanti del pianeta. Gli unici sopravvissuti sono i viaggiatori che hanno lottato con tutte le loro forze per procurarsi un biglietto ed aggiudicarsi un posto a bordo dello Snowpiercer, un treno ad alta velocità che fa il giro del mondo e che trae energia da un motore in moto perpetuo. Questo treno è l’unico mezzo che garantisce la sopravvivenza, diventando un microcosmo di società umana diviso in classi sociali: i più poveri stipati nelle ultime carrozze; i più ricchi nei lussuosi vagoni anteriori. La difficile convivenza ed i delicati equilibri tra classi non potranno che sfociare inevitabilmente verso lotte e rivoluzioni.

E’ difficile riuscire a descrivere in poche parole quale sia la sensazione che ci assale, una volta usciti dalla sala dopo la visione di Snowpiercier. Forse, il sentimento che maggiormente si avvicina al nostro stato d’animo è quello di straniamento. Vi è una certa difficoltà nel mettere a fuoco l’opera in sè, riuscire a classificarla in un macro-genere, ma soprattutto a coglierne la sua filosofia più profonda. C’è chi dice che tale complessità derivi dal fatto che noi occidentali siamo ancora incapaci a cogliere le sottili e metaforiche venature del cinema orientale, seppur questo oramai stia diventando parte fondante della nostra cultura cinematografica. Mi piacerebbe additare al nuovo film di Bong Joon-Ho tale responsabilità, ma sfortunatamente non ci sentiamo di appoggiare tale posizione. Almeno ad una prima visione.

In una mescolanza ardita tra serio e faceto, critica sociale e grottesco spinto, la nuova pellicola del regista sud-coreano rischia di perdere ferocemente il controllo. Dopo un inizio intenso e accattivante, in cui la macchina di Joon-Ho ci cala in un mondo oscuro e cinico, un microcosmo spietato e claustrofobico, a circa metà della narrazione (prendete nota: Sushi bar) assistiamo ad un’inattesa virata di ritmo, ad un cambiamento radicale del mood, che trascina via con sé tutto ciò che ci fosse di interessante e sofisticato nella prima parte. L’ equilibrio - liet-motiv attorno cui ruota l’intero film, ma che rappresenta anche l’elemento fondante a cui aspira qualsiasi società contemporanea, di cui lo stesso treno si fa chiara e palese metafora - viene irrimediabilmente stravolto, infarcendo una regia sapientemente misurata e accurata con guizzi e colori pop assolutamente immotivati e sgradevolmente kitsch. Se l’obiettivo dell'autore fosse quello di lavorare sulla continua tensione dicotomica di cui l’intera pellicola è pervasa, questa eccessiva alternanza di toni, senza alcuna soluzione di continuità, spinge il racconto agli eccessi, svuotandolo, al contrario, della profonda riflessione sociale e politica di cui vuole farsi dichiaratamente portavoce.

Seppur fossimo di fronte ad interpretazioni magistrali (Chris Evans, Kang-ho Song, Ed Harris e John Hurt) - e su tutte , spicca il caustico personaggio interpretato dall’altrettanto eccezionale Tilda Swinton - e ad un regista di straordinario talento, Snowpiercer si rivela un film che lascia una giusta dose di amarezza, una sensazione di indefinitezza, ma che tuttavia spinge lo spettatore ad una seconda visione. A metà tra la fantascienza squisitamente anni Settanta e Ottanta (la nostra sensazione, di primo impatto, è stata l’atmosfera oscura respirata in anime d’autore come Galaxy Express 999),e il thriller (fanta)politico più contemporaneo, per la complessità dei temi trattati, Snowpiercer è una pellicola che va ingurgitata, digerita e nuovamente masticata. Solo allora, dopo averne colto le sue più superficiali e profonde sfumature, sarà possibile decretarne il verdetto definitivo: un nuovo cult di cui bearci o un epico fail? Proprio come nel finale aperto con cui Joon-Ho si congeda dal suo pubblico, scegliamo di lasciare aperta la nostra interpretazione a Snowpiercer, con la speranza di ritornare tra qualche mese su queste pagine e rileggere, sotto una nuova luce, l’opera di un autore che, senza dubbio, si prepara a far parlare molto di sè in questo lato del mondo.
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  • Numero commenti: 1
  • Logain
    Logain
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    stasera vado a vederlo
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