Storia di una ladra di libri

Voto: 3/5 - 
Un film di Brian Percival
Genere: Drammatico - Stati Uniti (2013) Durata: 131min.
Produzione: Fox 2000 Pictures, Studio Babelsberg. 
Distribuzione: 20th Century Fox
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Germania, agli albori della Seconda Guerra Mondiale: Lizel Meminger, ragazzina abbandonata dalla madre a causa delle proprie origini comuniste, viene adottata dai coniugi Hans e Rosa Hubermann. Sotto l'ala protrettrice della sua nuova famiglia, Lizel si appassiona, spronata dal suo nuovo padre, alla lettura, mentre gli anni della guerra scorrono inesorabili, con il loro carico di difficoltà quotidiane. Un giorno, bussa alla porta un vecchio amico di famiglia, tale Max. Braccato dalle autorità a causa delle sue origini ebraiche e allo stremo delle forze, trova rifugio nella famiglia Hubermann, mentre l'inevitabile incontro fra Max e Liezel e la passione comune per la lettura getterà le basi per una solida amicizia...



Tratto dal best seller di Markus Zusak La bambina che salvava i libri , la pellicola prova a raccontarci uan storia struggente e appassionata, ambientata durante gli anni più duri della Seconda Guerra Mondiale, quelli che, dal 1938 in poi, hanno visto la scalata sempre più rapida di Hitler alla guida della Germania. E in questa epoca buia, dove la fredda narrrativa della storia ci racconta le atrocità e il degrado umano propria dell'ideologia nazista del tempo, la piccola protagonista Lizel, interpretata da Sophie Nélisse, giovane promessa del cinema già vista nel canadese Monsieur Lazhar (candidato all'Oscar nel 2012 come miglior film straniero), attraverso la lettura, intesa come evasione dalla realtà terribile della guerra, libera e unisce un'intera cittadina schiacciata dal dominio di chi è al potere. Insieme al lei, un memorabile (come sempre) Geoffrey Rush, nel ruolo del padre adottivo Hans Hubermann, e Emily Watson, che costruisce il personaggio, decisamente credibile, della signora Hubermann, donna dura e allo stesso tempo, buona e generosa: i due coniugi offrono un'ulteriore esempio di umanità, prendendosi cura della piccola Lizel, insegnandole il piacere della lettura, e offrendo asilo al giovane ebreo Max (Ben Schnetzer), che empatizza subito con la ragazzina, formando un legame a dir poco indissolubile.

A questo punto, sorge, purtroppo, un difetto nella produzione difficile da ignorare: ogni singolo personaggio che appare nel film da mostra di sè in un ambito umano molto marcato, troppo marcato per essere realmente credibile, dando la sensazione di una popolazione in netto contrasto con l'ideologia politica del tempo, che rende difficile affezionarsi ai comprimari. Prendiamo, per esempio, il piccolo Rudi, amico del cuore di Lizel (interpretato da Nico Liersch): la sua venerazione verso l'atleta afro-americano Jesse Owens risulta, nel film, troppo ostentata, in un contesto storico in cui non veniva tollerata nessuna presa di posizione, nemmeno sulle cose meno pragmatiche. Buonismo e innocenza pervadono tutta la produzione, arrivando però a saturare la scena, rendendola, a tratti, quasi stucchevole.

Ma è bene osservare che, pur che con i dovuti tagli, personaggi e situazione sono presi direttamente dal libro, che, a detta di molti, risulta un capolavoro della letteratura moderna. Il problema risiede quindi nei tempi della narrazione: il libro si prodiga in salti cronologici, anticipazioni, elementi indiziali, che coinvolgono e appassionano il lettore. Tutti elementi che, chiaramente, dovevano essere riadattati per la trasposizione cinematografica: il regista Brian Percival, famoso per aver diretto la serie tv inglese Downtown Abbey e lo sceneggiatore Michel Petroni (Il Rito, Le Cronache di Narnia-Il Viaggio del Veliero) hanno optato per una narrazione semplice e lineare, che rende certamente il film scorrevole, ma che toglie tanto dal punto di vista della sorpresa e dell'immedesimazione, e appiattisce parecchio lo spessore dei personaggi, mettendoli praticamente tutti sullo stesso piano.

Fedele al libro è anche il narratore onniscente, la Morte in persona, presenza continua negli eventi che si susseguono e compagna di viaggio per lo spettatore. Per quanto la voce narrante non sia necessaria ai fini della storia, risulta un espediente interessante, che offre varietà e quell'intrigo che manca alla traspozione cinematografica, e che rafforza abbastanza efficacemente la sensazione di star vivendo un racconto. Ad approfondire in maniera esponenenziale questa sensazione sono però l'ottima fotografia, ma sopratutto l'eccezionale colonna sonora,che fruga fra i ricordi d'infanzia dell'ascoltatore, per poterlo portare indietro nel tempo, invitandolo a ritornare bambino, composta da John Williams, autore di un numero abnorme di tracce per film famossissimi, e qua mi limito solo a citarne uno (a caso): Guerre Stellari

I temi della famiglia, l'amicizia, l'importanza della lettura e del pensiero critico, sono tutti temi toccati da Storia di una ladra di libri che piace, ma non appassiona, che racconta, ma non insegna. Non è certo colpa di una mancanza di cura nella stesura, anzi: il film è ben costruito, fruibile da tutti, ma è proprio questa attenzione alla costruzione che rende le emozioni edulcorate, proprio per fare in modo che possa piacere a tutti in una chiave fin troppo chiara ed immediata, rendendo la visione piacevole, ma non certo memorabile.
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