Una promessa

Voto: 2/5 - 
Un film di Patrice Leconte. Sceneggiatura: Patrice Leconte, Jérôme Tonnerre
Genere: Drammatico, Storico, Sentimentale - Belgio, Francia (2014)
Produzione: Fidélité Films, Scope Pictures. 
Distribuzione: Officine UBU e Montfluor
Data Uscita cinema: 02/10/2014
Germania 1912. Un giovane di umili origini si innamora della bella moglie del suo ricco benefattore: un amore impossibile, un amore inconfessabile ma sincero e profondo. Poi il distacco, la guerra, la lontananza. E infine il ritorno, dopo un silenzio di anni. Come sarà il nuovo incontro, come saranno ora i loro sentimenti?

Tratto da Il viaggio nel passato, di Stefan Zweig, Una Promessa è la storia di un amore tormentato, inespresso, sofferto, ambientato in un’epoca in cui comunicare non era semplice come lo è ora. Nella Germania del 1912, Friedrich Zeitz (Michael Madden) è un giovane laureato in ingegneria, che vive in un modesto appartamento nella parte povera della città. Il magnate dell’acciaio Karl Hoffmeister (Alan Rickman) lo assume, impressionato dal suo talento, e piano piano il ragazzo si guadagna la stima del suo capo, riuscendo persino a diventare il suo assistente personale. Nel frattempo, Friedrich approfondisce la sua conoscenza anche con la moglie di Hoffmeister: Lotte (Rebecca Hall) è molto più giovane di suo marito, che ha sposato in quanto amico dei suoi genitori. Fra i due, ben presto, scoccherà la scintilla dell’amore; un amore che, però, dovranno tenere nascosto, reprimendolo sino a fare quasi finta di nulla. In più, la condizione fisica di Karl tiene Lotte in doppio vincolo: oltre al fatto che sono sposati, l’uomo soffre di una grave malattia al cuore, e non può fare altro che rimanere in casa, sottoposto a costanti cure e controlli.

Una Promessa è un film sentimentale, il cui ritmo segue la gradualità con la quale si sviluppa il sentimento fra i due giovani: non è un colpo di fulmine, non c’è passione né adulterio fisico; c’è un gioco di sguardi, ci sono lunghi silenzi, gesti appena accennati e metafore le quali suggeriscono che questo è un sentimento che difficilmente potrà essere messo alla prova dalla lontananza o dal tempo, poiché è proprio il tempo la forza che lo nutre e lo accresce, ed è l’inespressione a renderlo più potente.

Il fatto che il film sia quasi del tutto ambientato in un solo luogo, ovvero casa Hoffmeister, è la metafora di ciò che provano entrambi i personaggi: Lotte è intrappolata in un matrimonio con un uomo malato, più vecchio di lei e che non riesce più ad amare (o per il quale forse non ha mai provato nulla più di un profondo affetto), Friedrich non può tradire l’uomo che gli ha offerto un lavoro, la sua fiducia e lo ha persino accolto in casa sua, e deve così reprimere i suoi sentimenti dovendo però costantemente trovarsi a contatto con l’oggetto del suo desiderio.

Proprio questo desiderio inespresso, porta i due “amanti” a far sì che il loro amore cresca sempre di più, fino al momento in cui dovranno separarsi. Sarà dunque quella, la promessa: rimanere fedeli l’uno all’altra, pur non avendo mai coronato il comune sogno d’amore. Nonostante, però, il tentativo di far appassionare lo spettatore alla vicenda, i personaggi non riescono mai a staccarsi da una storia che si sviluppa su toni sin troppo buonisti: la malattia di Rickman fa sì che si accresca maggiormente il senso di colpa, sia nei due protagonisti, sia nello spettatore, complice impotente di ciò che sta accadendo sullo schermo; in più la condizione fisica dell’uomo e la sua età sembrano quasi un pretesto per far sì che il personaggio di Rebecca Hall non ne esca troppo colpevole, per così dire. I loro atteggiamenti e il loro modo di rapportarsi l’uno all’altra, più che decorosi e nel rispetto delle convenzioni (come è suggerito), risultano invece ipocriti e pavidi.

Non c’è, dunque, con i giovani innamorati, alcuna empatia: forse lo spettatore riesce addirittura a immedesimarsi di più nella figura di Rickman, e nei suoi comportamenti quasi masochistici, che sembrano sin dall’inizio atti ad avvicinare di proposito i due giovani. Nonostante ciò, il film risulta tecnicamente molto curato, anelante alla perfezione stilistica; la regia di Leconte segue la narrazione: è calma nei momenti di tranquillità, frenetica nei momenti in cui c’è più movimento e il montaggio è serrato. Inoltre, il regista utilizza alcuni espedienti di regia “in movimento”, come lo zoom, per accentuare i sentimenti che vogliono essere espressi anche attraverso la regia e per trasmettere quel senso di nervosismo che pervade più o meno tutta la storia.

Infine, una menzione alla fotografia di Eduardo Serra, calda e avvolgente; e all’uso della musica, estremamente coerente con la regia: il suono del pianoforte di Lotte, poi, che ripropone sempre lo stesso pezzo, funge da leitmotiv, e lo si collega dunque a tante cose: l’amore che il marito le riserva, la noia di lei, l’amore interrotto, sospeso, esattamente come le sonorità del brano.
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