Maze Runner - Il labirinto

Voto: 3/5 - 
Titolo Originale: The Maze Runner
Un film di Wes Ball. Sceneggiatura: James Dashner, Noah Oppenheim, T.S. Nowlin, Grant Pierce Myers
Genere: Fantascienza, Avventura - Stati Uniti (2014)
Produzione: 20th Century Fox, Gotham Group. 
Distribuzione: 20th Century Fox
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In un mondo post-apocalittico, Thomas si ritrova rinchiuso in una comunità di ragazzi, dopo che la sua memoria è stata cancellata. Dopo aver scoperto di essere rinchiusi in un labirinto, Thomas si unirà ai suoi amici "runners" non solo per scappare dal labirinto, ma anche per risolvere il mistero e svelare il segreto su chi li ha portati lì, e perché.

Per la fortunata e ricca stagione degli adattamenti da romanzi young adult, ecco approdare nelle sale l’ennesimo film-trilogia: questa volta tratto dai romanzi di James Dashner, Maze runner si divide in tre capitoli, non ha fatto ancora in tempo ad uscire in sala il primo (Il labirinto) che la 20th Century Fox ha già confermato di essere al lavoro sul secondo, divulgandone un concept poster. Maze runner è ambientato in un futuro distopico e post-apocalittico, e molti dei suoi tratti ricordano film coevi come Hunger games e Divergent, in primis il fatto di vedere protagonisti i ragazzi, spinti a combattere in condizioni suicide, come se gli adulti godessero del pubblico ludibrio di questi moderni gladiatori. Una serie di ingredienti però distingue questo film.

L’epoca non è nota. L’inizio è confuso e angosciante: un ragazzo di appena sedici anni è rinchiuso in un ascensore e catapultato all’interno di una radura circondata da enormi pareti rocciose lisce e impossibili da scalare. Nella radura vive un gruppi di ragazzi suoi coetanei. Ogni mese viene mandato un ragazzo nuovo. Nessuno sa nulla su quel luogo o sul perché siano imprigionati al suo interno. Nessuno ricorda nulla di se stesso o del proprio passato, a parte il proprio nome: Thomas (Dylan O’Brien), il nuovo venuto, ricorda il suo dopo una scazzottata. La vita nella radura ha dato forma a una comunità di sussistenza: la maggior parte dei ragazzi coltiva e costruisce, cercando di mantenere il precario equilibrio che li tiene in vita, mentre i più prestanti, detti “velocisti”, ogni mattina corrono nel…. Labirinto.

Le enormi pareti rocciose delimitano infatti un labirinto mosso da pesanti ingranaggi, che aprono le porte all’alba e le chiudono al tramonto. Il labirinto non è solo complesso: di notte, quando si chiude, si ricombina spostando le proprie pareti e ridisegnandosi. I velocisti lo percorrono in lungo e in largo, per disegnarlo e sperare di trovare la via di fuga, ma devono uscire prima che si chiuda: di notte, orride e strane creature popolano il labirinto. Nessuno che vi abbia mai trascorso una notte è sopravvissuto.

A differenza dei suoi diretti concorrenti (Hunger games, Divergent, Ender’s game, in un certo senso anche Shadowhunters), dove i ragazzi sono manipolati dagli adulti e spinti a vivere sfide estreme, scannandosi e uccidendosi in nome di una società gerontocratica e tirannica che pare indistruttibile, Maze runner può contare su una sostanziale “ignoranza” del contesto. E’ circondato di sola nebbia: i ragazzi della radura non sanno nulla. Il mistero circonda tutta la storia. Non si sa perché sono in quel luogo, o perché esista un labirinto, che funziona anche come spauracchio e avvicina il film più ai contorni di The village che ai suoi cugini young adults. In poche parole, spettatore e protagonista ne sanno esattamente lo stesso. Questo è il punto di forza del film. Altro punto di forza: il labirinto stuzzica la curiosità di chiunque, vogliamo sapere come lo si può superare, cosa c’è oltre, chi ha imprigionato i ragazzi e perché. Questo motore è potente a sufficienza per catturare un’attenzione incondizionata e mai monotona. Anche l’inscenare la vita quotidiana di sopravvivenza nella radura è molto intrigante, ma il tempo è poco e nelle dosi della sceneggiatura la vita della comunità ne ha fatto le spese. In poche parole quindi il film intriga con un giusto mix di mistero e adrenalina, tipico dei cosiddetti “film perimetrali”, segnati da una barriera apparentemente invalicabile (il già citato The village, le serie Under the dome e Lost, il meraviglioso Snowpiercer, tra gli altri).

Funzionano meno i personaggi in sé, prevedibili e macchiati dei più comuni cliché. Thomas è l’ovvio protagonista, colui che è destinato a cambiare le cose, come si percepisce da subito: il personaggio è monocorde e impassibile, poco riesce a fare O’Brien per dargli vita. Peggio ancora Teresa (Kaya Scodelario, tra l’altro nel cast del gioiellino Moon di Duncan Jones, altro film perimetrale), sorta di organismo monocellulare, o l’odioso e reazionario Gally (Will Poulter, il goffo Kenny di We’re the Millers). Neanche Thomas Brodie-Sangster, in prestito da Game of Thrones (Jojen, al fianco di Bran), riesce ad uscire da dialoghi stereotipati e recitazioni appiattite. Unici personaggi che potremmo dire riusciti sono Alby (Aml Ameen), il “capo” della comunità, e Minho (Ki Hong Lee) il velocista.

Tirando le somme, Maze Runner è sicuramente un prodotto di interesse per quanto riguarda il primo film, che gode di un contesto di assoluto fascino e del mistero di cui è permeato il labirinto, ma che sconta i problemi di personaggi e dialoghi bidimensionali. Il timore crescente è che il secondo film possa non reggere come ha retto il primo, in mancanza dei punti di forza de Il labirinto. Si tratta comunque di un film piacevole, adrenalinico e teso, preferibile allo stesso Hunger games.
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