Il drago Smaug è pronto a riversare la propria ira sulla popolazione di Pontelagolungo, mentre Bilbo e la Compagnia dei Tredici osservano impotenti l'imminente catastrofe pronta ad abbattersi sugli Uomini dei Laghi. Riusciranno ad impedire il disastro e a mettere le mani sull'agognata Archenpietra?
Quando si parla di fantasy, nella sua concezione più pura e autentica, anche il più smaliziato fra i cinefili non può non ricordare l'epicità, l'emozione e la magnificenza di quel capolavoro, acclamato da critica e pubblico, che è stato il Il Signore degli Anelli. Non tanto per la serie di film in sè come prodotti cinematografici, quanto per la capacità del regista Peter Jackson di dare una forma, autentica e tangibile, a uno dei mondi di fantasia più profondi mai esistiti, a cui è stato dato non solo un presente, ma anche un ricco, ricchissimo passato, in una mitologia narrativa dalle infinite sfaccettature e dalle innumerevoli possibilità di racconto: la saga principale, dove vengono raccontate le avventure dell'hobbit Frodo è, infatti, solo uno degli innumerevoli episodi dell'immenso lore creato dal genio indiscusso di J.J.R. Tolkien. Purtroppo, oggi non possiamo sapere se il creatore della Terra di Mezzo, vedendo con i suoi occhi i personaggi dei suoi romanzi, sarebbe rimasto soddisfatto dagli sforzi del regista neozelandese, ma una cosa sicura: la saga cinematografica, pur con i suoi scivoloni, è riuscita a restituire agli appassionati quelle sensazioni che il libro ha saputo suscitare, nella forma delle grande battaglie, delle imprese eroiche, degli amici perduti e ritrovati, della gioia della riuscita dell'impresa, e non solo per le avventure dei piccoli hobbit, ma anche per la produzione della New Line Cinema , che si portò a casa ben 17 statuette alla cerimonia degli Oscar del 2004.
Oggi, a dieci anni di distanza, si chiude nuovamente una trilogia, sempre nata dalla penna di Tolkien, sempre orchestrata dalla stesso regista, con Lo Hobbit-La Battaglia delle Cinque Armate.Un'altro viaggio, nato da un racconto più breve, ma sulla carta, più significativo e conciso, diviso in tre film, con ancora l'idea di raggiungere il climax con l'ultimo, mastodontico episodio. I primi minuti sono già adrenalitici oltre misura: il drago Smaug, destatosi dal suo sonno nelle montagne di Ereborn e determinato ad annichlire Pontelagolungo e i suoi abitanti, incontra la resistenza del solo Bard (Luke Evans), in uno scontro magnificamente infuocato, mentre la città arde sotto le fiamme della bestia. Non ci sono storie: la resa è davvero incredibile, e ci si accorge fin da subito quanto la tecnologia 3D sia parte integrante della scena, con inquadrature vicinissime agli interpreti, volte a glorificare le scene d'azione e di combattimento. Per tutta la sua durata Lo Hobbit-La Battaglia delle Cinque Armate riporta indietro, con i suoi campi lunghi su scontri e ambientazioni, alla trilogia originale, con resa visiva ancora superiore rispetto al suo predecessore: la Weta Digital, compagnia degli effetti speciali che già ci aveva donato stupore e meraviglia con la saga principale, ha superato sè stessa, regalandoci, ancora una volta, la concretezza di un meraviglioso mondo fantasy fatto di fuoco, ghiaccio e oscuri passaggi.
Ma oltre alla bellezza visiva, purtroppo, non rimane poi molto, anzi: con l'eccezione di poche scene tese all'emozione e all'empatia fra i personaggi, come la follia di Thorin (Richard Armitage) nella ricerca dell'Archengemma, l'unica cosa che rimane del racconto originale è il canovaccio. Sia chiaro: la trama è la stessa del libro, nei contenuti narrativi, fedelmente riproposta, ma nei suoi 144 minuti il film viene talmente saturato di azione esagerata (a volte, davvero troppo esagerata: siano prese d'esempio le a dir poco mirabolanti scene d'azione dell'elfo Legolas, sempre interpretato da Orlando Bloom), di contenuti sfacciatamente tendenti al fan-service e di autocitazioni forzate da risultare, a tratti, veramente difficile da digerire. Basti pensare che non meno di 40 minuti vengono riservati a combattimenti e battaglie ininterrotte, dove, a turno, ogni singolo personaggio ha modo di menare le mani nella maniera più cruenta e spettacolare possibile. Ecco allora lunghissimi duelli, farciti di salti che sfidano la gravità, vermi giganti che dovrebbero far strage e che invece scompaiono nel nulla, e inaspettate banalizzazioni "sui generis" come nel caso del cugino di Thorin, Dain, che risponde allo stereotipo "nano arrabbiato con martello" e poco più.
Sarebbe comunque sbagliato definire questi tratti come difetti, poichè, oltre all'appesantimento generale, non tolgono nulla al divertimento di vedere in scena una gigantesca carneficina in chiave fantasy. I veri difetti rientrano, infatti, nei buchi nella sceneggiatura, con terrapieni colmi d'acqua in un momento e terra in un'altro, o con la risicata presenza di Bilbo, sempre ottimamente interpretato da Martin Freeman e bravissimo nel suo ruolo di scassinatore, a favore delle scene d'azione.
E qui ritorniamo alla premessa all'inizio di questa recensione. La saga cinematografica de "Il Signore degli Anelli" non solo per spettacolarità, ma sopratutto per emozione, ha saputo rapire il cuore di milioni di spettatori, di qualsiasi età, costringendo anche i più radicali e filologici fan del libro ad ammettere che, se non tutto, buona parte dello spirito con cui Tolkien ha scritto l'opera era effettivamente presente nella pellicola. Nel caso de Lo Hobbit, ciò che rimane del profondo, profondissimo lavoro del suo autore, è la cornice, vivida e bellissima, ma poco altro: la stessa chiusura, con il ritorno di Bilbo a casa Baggins, non ha la stessa forza o spessore della gioia con cui si ritrovano Frodo e compagni, volendosi invece riaprire nel punto in cui il Signore degli Anelli iniziava, coerentemente alla cronologia e al senso del libro e contrariamente alle parole dello stesso Jackson, che ha affermato "Per la prima volta da quando abbiamo iniziato a lavorare ai film di 'Lo Hobbit', circa sette anni fa, sono pervaso dal senso che qualcosa si sta chiudendo". Perciò, se la gloria delle battaglie e la spettacolarità degli scontri è quello cercate Lo Hobbit-La Battaglia delle Cinque Armate sarà il vostro Santo Graal, e non ci sarà un solo minuto in cui il divertimento non sarà assicurato. Ma se cercate un paragone con il passato, sia cinematografico che letterario, siete avvisati: di quello scrigno pieno di tesori che è la produzione tolkeniana, troverete solo qualche moneta.