Mentre in Italia è in onda con la seconda stagione, la serie che segue le vicende della redazione del news network ACN ha chiuso i battenti negli Stati Uniti, con un risultato decisamente al di sopra delle aspettative.
Dal numero sempre più ristretto di episodi, dal formato “breve” ridotto a poco meno di cinquanta minuti, dal mese scarso di messa in onda, mi ero preparata alla totale delusione che l’ultima stagione di The Newsroom mi avrebbe riservato. Pensavo, insomma, che la decisione di proseguire con una terza stagione, nonostante la chiusura preannunciata ormai da tempo dallo stesso creatore Aaron Sorkin, non fosse altro che una sorta di atto dovuto nei confronti degli spettatori più tenaci.
Invece, il ciclo di sei puntate appena consumatosi tra Novembre e Dicembre non è stato un semplice contentino, anzi. La redazione dell’immaginaria Atlantis Cable News (ACN) ha ripreso da dove ci aveva lasciati riuscendo a superare lo scoglio di quel che sembrava un finale pressoché perfetto. Ed ecco così Will McAvoy (Jeff Daniels), MacKenzie McHale (Emily Mortimer) e colleghi sedersi ancora una volta alle proprie scrivanie, coprire nuovi fatti di cronaca e resistere a pressioni esterne sempre più schiaccianti, con l’informatico Neal (Dev Patel) in fuga da pesanti accuse di spionaggio e il grande capo Charlie (Sam Waterston) a dover difendere il proprio network dal rischio di cessione a novelli magnati.
Per quanto incorpori una quantità di eventi realmente accaduti decisamente inferiore rispetto alle precedenti (l’unico trattato riguarda il tragico attentato alla maratona di Boston), questa stagione è da considerarsi la migliore, e lo sarebbe stata con ancor più forza se il numero di episodi fosse stato anche solo lievemente ampliato. Intenso, appassionato, frenetico, l’ultimo capitolo di The Newsroom tralascia l’attualità dell’agenda di notizie, per avviare una riflessione sul futuro che attende (o forse ha già investito) la grande macchina dell’informazione. Uno scenario, cioè, in cui il giornalismo tradizionale, fatto di dedizione, preparazione e saldi principi, fatica a stare a galla, travolto dall’impeto dei giochi di potere e dall’avanzata dei nuovi media. Gli spettatori prendono il posto dei veri professionisti e i canali di news non sono altro che strumenti nelle mani dei grandi gruppi industriali, facendo spazio a una rappresentazione fittizia del mondo incaricata di spostare l’attenzione da ciò che invece è davvero rilevante.
Probabilmente, si tratta della stessa dura legge cui questa straordinaria serie ha dovuto soccombere. Le reali motivazioni della sua cancellazione non sono poi tanto chiare, ma non si può certo negare che, accanto alla decisione di Sorkin di abbandonare la scrittura per la televisione e ai suoi rapporti non proprio rosei con HBO, vi sia anche la mancata corrispondenza tra gli alti costi di produzione e le insoddisfacenti percentuali di ascolto. Dispiace quindi che il pubblico non ne abbia compreso appieno la qualità, sebbene si debba riconoscere che la velocità e complessità dei dialoghi possano aver scoraggiato non pochi spettatori. Per quanto infatti la schiera completa degli show trasmessi dalla premium cable statunitense sia di alto profilo (a partire dalle meditazioni intellettuali e intricate di True Detective), soltanto The Newsroom costringe a rimanere interamente attaccati al flusso di parole e alla sottilissima ironia dei propri protagonisti, richiedendo un continuo sforzo interpretativo.
Il caotico gruppo di ACN ci mancherà inevitabilmente. In particolar modo, si sentirà l’assenza di una serie capace di incorporare in modo perfetto realtà e finzione e di portarci dietro le quinte del modello più alto di giornalismo televisivo, tanto da potersi candidare, secondo Aldo Grasso, a valida sostituta dei corsi di formazione obbligatori previsti dall’Ordine. Mancherà ancor più dopo un’ultima stagione così intensa, abbandonandoci al gretto scenario in cui sedicenti giornalisti passano il tempo a inseguire testimoni fintamente sorpresi di essere intervistati. Così non è corretto, caro Sorkin, avesse almeno incontrato le nostre scettiche aspettative, The Newsroom sarebbe stata più facile da lasciar andare.