Rick e il suo gruppo si rimettono in marcia con destinazione Washington. Il loro viaggio si rivela sempre più difficile, soprattutto perché cibo e acqua scarseggiano con estrema rapidità.
SPOILER ALERT!
Ripensando alla puntata di questa settimana, Them, mi torna alla mente il drammatico e pluripremiato romanzo di Cormac McCarthy, La strada, da cui è stato tratto l’omonimo lungometraggio diretto da John Hillcoat. Quando si parla di sopravvivenza post-apocalittica, è proprio quel romanzo il principale punto di riferimento; e sembra che anche i personaggi di The Walking Dead si siano adattati alla circostanza, ma purtroppo solo esteriormente.
Them prosegue la stasi riflessiva già presente la scorsa settimana, con una punta di drammaticità (mal costruita) in più: sia ben chiaro, nessuna altra morte improvvisa (o improvvisata), ma fame e sete che provocano anche sullo spettatore una notevole influenza sensoriale. Con sette giorni di ritardo si intravedono le conseguenze che la morte di Beth ha avuto su Maggie e, soprattutto, su Daryl, che ne esce con una ferita molto profonda, forse insanabile (psicologicamente parlando, si intende).
Per il resto, in quaranta minuti lo spettatore assiste all’ennesima evoluzione da individuo=morte a gruppo=sopravvivenza; e, sinceramente, non se ne sentiva più il bisogno. In definitiva ne risulta una puntata falsamente drammatica, che tenta, con tagli registici ricercati (ma non riusciti come la precedente), di celare discorsi tediosi e una totale mancanza di dinamismo. Tutto, o quasi, sembra fuori posto e già visto; anche il colpo di scena finale trasmette una certa sensazione di stonatura.
Con la promessa di importanti novità, garantite dalla comparsa del misterioso nuovo personaggio, Aaron, non si può non constatare come troppo spesso The Walking Dead rappresenti una rincorsa ad una svolta; svolta che la maggior parte delle volte si rivela essere solo l’ennesimo “prossimamente”. La necessità di un cambio scena, violento e improvviso, si sente…eccome! Sarà questa la volta buona?