Gli esami non finiscono mai
A causa di uno strano problema legale, alcuni ex compagni di scuola giunti alla soglia dei quarant’anni si trovano costretti a sostenere nuovamente gli esami di maturità. L’incubo dei libri torna a tormentarli ma questa sarà anche l’occasione per riunire un gruppo di amici che, a causa di vecchi rancori, si erano allontanati…
Studenti a quarant’anni: quasi tutti da bocciare
Un’idea originale, un insieme di volti noti soprattutto in televisione e un regista di mestiere non sono sufficienti per fare un buon film. Per ottenere qualcosa di più di un banale prodotto commerciale, ci sarebbe bisogno che l’idea originale diventasse una sceneggiatura vera e propria, con uno sviluppo narrativo e dei dialoghi che vadano un po’ oltre la battuta facile o gli sfoghi pseudoisterici. I volti noti dovrebbero essere anche dei buoni attori e non solo delle facce che bucano lo schermo. E infine il regista – in questo caso Paolo Genovese, lo stesso de La banda dei Babbi Natale – dovrebbe superare una certa estetica televisiva acquisita negli anni come realizzatore di fiction e spot pubblicitari. Se poi consideriamo che il produttore Marco Belardi è lo stesso di Amore 14 di Federico Moccia, è facile capire a quale genere del cinema italiano appartiene Immaturi.
Trattandosi di un commedia commerciale di scarso valore, è facile ritrovarvi tutti i cliché di un film sui “bamboccioni”. I protagonisti sono difatti la summa, per altro male assortita e mal raccontata, degli stereotipi che ci si può aspettare da un film sulla generazione dei trentenni di oggi. Un medico, psichiatra infantile con madre apprensiva, che entra in crisi di fronte all’idea di diventare padre; un’agente immobiliare che ha la casa giusta per ogni cliente ma vive ancora con mamma e papà; una chef sesso-dipendente che decide di seguire una terapia di astinenza proprio quando inizia a essere amorevolmente corteggiata dal titolare del ristorante in cui lavora; una madre separata e manager che ha una figlia di nove anni molto più matura di lei; un deejay radiofonico che conduce un programma sulla nostalgia degli anni passati e finge di avere una moglie e un figlio per non impegnarsi troppo con la fidanzata; e, infine, quell’ex compagno di classe che tanti anni prima causò la rottura del gruppo per aver tradito la fiducia del suo migliore amico. In sostanza, più che di personaggi si tratta di un insieme di caricature calate in una serie di situazioni altrettanto tipiche e scontate per un gruppo di liceali, dalla colazione all’alba con i cornetti appena sfornati fino al weekend di studio al mare. Resta poi da capire perché dovrebbe essere la ripetizione dell’esame di maturità, con esito appena sufficiente, a far scattare quel senso di responsabilità in chi, a trentott’anni, ancora non l’ha conseguito.
Nelle intenzioni dell’autore, Immaturi è un film che vorrebbe coniugare il «registro divertente con quello malinconico», ma che in realtà sembra mancare di entrambi, oscillando tra un umorismo prevedibile e un sentimentalismo spicciolo. Manca il tono caustico di Compagni di scuola, così come manca la nostalgia generazionale di Marrakech Express. E anche gli attori – fatta eccezione per Ricky Memphis, Maurizio Mattioli e Giovanna Ralli, che con le loro doti comiche mettono in scena l’unico spaccato di vita quotidiana davvero credibile e divertente – risultano tutti piuttosto mediocri. Insomma, Immaturi è un film il cui titolo si adegua più agli artefici di certo cinema che non ai protagonisti della pellicola.