Cari viaggiatori post-apocalittici, il film di cui parliamo oggi potrebbe rivelarsi la sorpresa fantascientifica del 2013, ed è l'esordio americano di Joon-ho Bong, regista coreano che si è guadagnato ammirazione e nuovi orizzonti lavorativi con The Host (2006), monster movie che ha fatto il giro del mondo.
Snowpiercer, questo il titolo del suo primo film in lingua inglese, è tratto dal romanzo grafico Le Transperceneige di Jacques Lob e Jean-Marc Rochette, e si svolge a bordo di un treno che raccoglie gli ultimi superstiti dell'umanità, decimata da una nuova era glaciale. Ecco la sinossi:
Snowpiercer è ambientato in un futuro in cui, dopo un fallito esperimento per fermare il riscaldamento globale, una nuova era glaciale uccide tutta la popolazione terrestre tranne i passeggeri dello Snowpiercer, un treno che viaggia da un capo all'altro del mondo ed è alimentato da un motore a energia perpetua. Sul treno si sviluppa una società classista, ma la rivoluzione è alle porte...
Il trailer non è ancora disponibile, ma nella gallery potrete vedere il teaser poster, la prima immagine ufficiale e alcuni suggestivi concept art.
La scelta del treno come "città semovente" m'intriga non poco, e mi ricorda un fascinoso romanzo di Victor Pelevin intitolato La freccia gialla, dove l'ominomo treno ospitava - per ragioni ignote - un'intera popolazione, talmente assuefatta e apatica da dimenticarsi che la ferrovia correva spedita verso un precipizio. La questione centrale, in Snowpiercer, sembra essere il sistema di classi sociali che si sviluppa a bordo del treno, riproducendo - quasi fosse il naturale corso degli eventi - gli stessi errori e le stesse disuguaglianze che hanno afflitto la storia dell'uomo. In effetti, ogni luogo chiuso in cui sia concentrata una qualche presenza umana finisce per costituire un microcosmo a sé, con le sue leggi e i suoi rapporti di forza, com'è evidente in molto cinema di genere (pensate al supermercato di The Mist, al bunker di Day of the Dead o alla villa fortificata di 28 giorni dopo). Ingiustizie e prevaricazioni sono costanti, mentre l'imbarbarimento dei costumi porta solitamente all'autodistruzione della comunità, con i pochi superstiti "sani" che, dopo la fuga, s'impegnano nella ricostruzione della civiltà su basi più pacifiche. È il crollo delle istituzioni riconosciute, quali il governo e le forze dell'ordine, a causare il ritorno della legge dell'homo homini lupus: l'assenza di punti di riferimento fissi, rassicuranti nella loro (apparente) eternità, provoca disorientamento e terrore, con conseguente apertura verso stili di vita basati sulla brutale soddisfazione degli istinti primari, mentre le strutture del vivere civile collassano come un rifugio di paglia sotto la tempesta. Tipico delle storie post-apocalittiche, dove il cataclisma di turno annienta ogni certezza del vivere umano. In Snowpiercer c'è però un problema di disuguaglianza classista, una suddivisione fra oppressi e privilegiati che tanto ricorda la realtà contemporanea (e non solo). Basta vedere la differenza fra i vagoni, nei concept art qui di fianco, per rendersene conto.
Il cast è prestigioso, e comprende Chris Evans, Song Kangho, Tilda Swinton, Jamie Bell, Octavia Spencer, Ewen Bremner, Alison Pill, John Hurt, e Ed Harris. Negli Stati Uniti il film uscirà la prossima estate.
Il fantaconsiglio della settimana: THX 1138
Anche gli uomini del XXV secolo vivono in un futuro (presumibilmente) post-apocalittico, ma la loro prigione non è un treno, bensì una città sotterranea controllata dalle macchine, dove sono asserviti ai concetti di utilità ed efficenza. Tutto questo accade in THX 1138 (1971), noto in Italia come L'uomo che fuggì dal futuro, lungometraggio d'esordio di George Lucas, che espanse il corto da lui precedentemente diretto mentre studiava alla University of Southern California.
Nella distopia di THX 1138 non c'è spazio per le emozioni o i sentimenti, né per le distinzioni individuali: non esistono i nomi di persona, sostituiti da codici; tutti vestono allo stesso modo e hanno i capelli rasati; non sono concessi i rapporti sessuali e la riproduzione avviene tramite inseminazione artificiale. Il controllo sulla vita dei cittadini, come in 1984 di Orwell, è assoluto. Ma quando THX 1130 (questo il nome del protagonista interpretato da Robert Duvall) smette di assumere le droghe con cui il "sistema" soggioga gli individui, la sua prospettiva sul mondo cambia: calano i suoi livelli di produttività, s'innamora di una donna e intrattiene con lei una relazione sessuale. Una volta scoperti e separati, THX cerca un modo per fuggire in superficie...
Si tratta senza dubbio di uno dei più importanti esempi di fantascienza autoriale, in cui Lucas sintetizza alcune idee cardine delle distopie letterarie coniugandole con uno spiccato talento visivo, e un accurato rigore formale nelle scelte cromatiche e luministiche. Nella costruzione delle inquadrature, nei ritmi narrativi e nello sviluppo delle tematiche emozionali, THX 1138 appare molto più vicino a una certa sensibilità europea che a quella americana (o comunque hollywoodiana), e pone al centro della trama il valore del sentimento: espressione di desideri profondi, legato alle pulsioni dell'inconscio, il sentimento è una fortissima manifestazione della propria individualità - forse la più forte di tutte - e in quanto tale dev'essere vietato. L'individualità innesca il pensiero libero, la coscienza, e quindi anche ogni proposito di ribellione.
Un classico da recuperare. In dvd circola la versione director's cut del 2004, arricchita dagli interventi di Lucas e della sua Industrial Light & Magic, che hanno ampliato gli orizzonti di questo futuro distopico attraverso modifiche (o aggiunte) ben mirate e mai troppo invasive.
Appuntamento a lunedì prossimo!