Di ritorno dalla guerra, il neo commissario James Gordon dovrà fare i conti con una Gotham devastata dalla violenza e dalla corruzione. Ben conscio che l’assenza di morale ha colpito anche il suo stesso corpo di polizia, sarà costretto a lottare dall’interno per adempiere alla promessa fatta al piccolo orfano Bruce Wayne.
La DC Comics non è stata l’unica ad aver approdato sul cartaceo con una supereroina dalle movenze feline, ma sicuramente Selina Kyle è uno dei personaggi più famosi e carismatici tra quelli che appartengono alla ristretta cerchia di Bruce Wayne . Interpretata da ben 7 attrici dal 1966 al 2012, l’attraente Catwoman ha seguito di pari passo Batman nelle sue vicende, e non poteva certo mancare una trasposizione anche nel nuovissimo Gotham.
Ebbene, il titolo Selina Kyle conferito al secondo episodio della serie faceva presagire un’analisi ben più marcata della giovane ragazzina che aveva assistito nel Pilot al violento omicidio dei genitori di Bruce.
Inutile dirvi che così non è stato.
Certo, la vicenda ruota intorno alla sfortunata co-protagonista, l’unica ad essere sfuggita alla morsa di due loschi individui che con l’inganno rapiscono alcuni amici senzatetto uccidendo gli altri. E tuttavia, questo non solo non è l’unico tema presente all’interno della puntata, ma non è nemmeno il più preponderante; vediamo Pinguino tornare in città, animato da un’insana violenza istintiva e totalmente irrefrenabile, e la bella Fish tessere le prime trame per rovesciare l’onnipotente Don Falcone.
Agli occhi di chi guarda il mistero del rapimento pare essere un ulteriore pretesto per dimostrare il valore del bianco cavaliere Jim Gordon, l’unico a volersi muovere nella giusta direzione e a tentare di risolvere il caso, pur trattandosi di persone “di cui non interessa niente a nessuno”.
Tant’è, che di Selina Kyle non ci viene rivelato palesemente nulla, né passato, né carattere, né rapporti personali; qualche scorcio c’è, si, ma per il resto è buio totale.
Sia chiaro, la puntata è un gran bel pezzo di televisione, ed è chiaramente possibile ravvisare come i pezzi sulla scacchiera comincino a muoversi, come nomi oscuri vengano alla luce senza presentar viso alla camera, e come anche il male sia in lotta con se stesso. E tuttavia, avremmo preferito un’analisi più approfondita del personaggio protagonista dell’episodio, che si è rivelato essere ancora Gordon più che la futura donna gatto.
Un piccolo dubbio riguarda infine uno stralcio di tematica presentata in fase finale: vediamo l’impavido Bruce Wayne sfidare ancora una volta la paura, incontrando la mano forte di Alfred ed il suo caldo rimprovero. Sconsolato, il maggiordomo chiederà aiuto a Jim, l’unica persona che il piccolo magnate sembra ascoltare. Qui Alfred rivela gli ultimi intenti del padre deceduto: se qualcosa fosse capitato, egli avrebbe dovuto educarlo senza l’aiuto di un terapista, lasciando che fosse il figlio a scegliersi la via, retta o meno.
E’ questo un aspetto che fa acqua sotto molto punti di vista, a cominciare dal fatto che si voglia costantemente legare il detective alla vita di Wayne, senza apparente motivo plausibile: quella che nel primo episodio pareva una promessa davanti all’innocenza di un bambino, qui rischia di trasformarsi in una forzatura, che potrebbe far storcere il naso a molti dei puristi.
Non vediamo poi la necessità di porre il futuro vendicatore dinnanzi al districato bivio bene-male; per quanto altalenante possa essere la sua vita, non è affatto un segreto ciò che Bruce Wayne è destinato a diventare, e il timore che possa divenire un delinquente è sì giustificabile, ma di certo non è un tema su cui fare leva.
Detto questo, vi diamo appuntamento al terzo episodio della serie in uscita in USA il 6 ottobre, che si intitolerà “The Balloonman”.